IL PROGETTO
«Conta l’acustica non il mio nome»
Auditorium all’ex Borri, Uto Ughi: «Che sia funzionale o saranno soldi buttati»

«Lo dico da vent’anni e non è mai successo niente. Se creassero un auditorium per la musica, l’importante è che abbia una buona acustica a prescindere dal nome a cui lo si voglia intitolare».
Uto Ughi, violinista nativo di Busto e famoso in tutto il mondo, appare lusingato dall’idea dei progettisti che, per la sala da realizzare all’ex Borri, hanno ipotizzato l’insegna con il suo nome. Mentre Busto, oltre che città dello sport e del cinema pare voler diventare anche “città della musica”, il maestro (all’oscuro di tutto) pone un preciso paletto.
«Se fanno un auditorium per la musica è una buona cosa. Se lo vogliono intitolare a me sono contento, la cosa importante è che si prendano iniziative per la cultura».
«Ineducati alla grande musica»
Di fronte all’idea che la sala sia affiancata da spazi per le prove e studi di registrazione, Ughi precisa: «Le nuove generazioni sono ineducate alla grande musica. Io proporrei uno spazio per concerti di classica, quel che conta è la resa acustica. Se non fosse valida, l’auditorium sarebbe fallimentare, soldi gettati via. Dovrebbero interpellare gente consapevole, ingegneri del suono che hanno lavorato per altre sale. Penso a Verbania, dove hanno creato uno spazio con un’ottima acustica, tutto in legno, oppure a Cremona, dove la resa è ottima. Milano ha rovinato la Sala Verdi del Conservatorio, che era una delle migliori, ricoprendola di velluti che l’hanno desonorizzata. Ora è un disastro. Non si possono lasciare opere simili a gente incompetente e insensibile al suono. Sono onorato dell’attenzione, ma soprattutto trovo positivo che una città di oltre 80mila abitanti pensi a un auditorium per la musica. Lo dico da vent’anni».
In un piano di fattibilità elaborato dai tecnici comunali in soli tre mesi non è chiaro quanto possano trovare ascolto le attese del maestro.
Di fatto c’è che questo auditorium spunta all’improvviso, dopo anni di discussioni su come riqualificare l’area del vecchio calzaturificio.
Nella commissione di martedì sera scorso, 9 marzo, convocata in tempi ristretti, il sindaco Emanuele Antonelli ha chiarito che le scelte sono state dettate per lo più dai canoni del bando.
In ciascuna delle cinque sedi di azione (le cinque incompiute di questi anni) si punta sull’housing sociale perché questo concede 25 punti sui 100 necessari per ottenere i finanziamenti.
Il bando sulla qualità dell’abitare è stato emesso il 16 novembre, ai tecnici sono stati dati 120 giorni di tempo perché il 16 marzo va presentato lo studio di fattibilità. Regione Lombardia ha dato il suo via libera, quindi Busto confida in un sì a livello nazionale, ma si parla di investimenti per 28,5 milioni di euro e al massimo se ne possono ottenere 15 dallo Stato: per il resto, 1,9 milioni arriverebbero dalla convenzione Soceba, 150mila dal piano Marshall di Regione, 11,5 milioni dal Comune e da privati interessati a housing sociale e spazi commerciali. Il tutto dal 2021 al 2033. La dotazione è di 850 milioni, il 34% deve andare al Mezzogiorno. Si prevedono fondi per 55/60 proposte. La giunta Antonelli ama gli slogan e lancia >Vivi Busto 2030.
Le altre incompiute
All’ex Borri si prevedono uffici comunali, il centro della musica e delle arti performative, aree di ristorazione, aree verdi, un parcheggio interrato, housing sociale.
«Potevamo fare i progetti più belli del mondo, non li avrebbero considerati se non conformi al bando», ha chiarito Antonelli. Alle ex carceri si pensa a funzioni di supporto alla Biblioteca, per il Conventino a spazi residenziali e commerciali, per Villa Radetsky la Casa della Fotografia e sedi di associazioni, in via Roma, ex presidio militare austriaco, altro housing sociale. Contando che nell’area delle Nord si prepara un progetto da 19 milioni, la città lancia idee per 50 milioni. Il tutto a pochi mesi dalle elezioni.
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