CASELLI
Busto: il furbetto del telepass. Un anno senza pagare
Chiuse le indagini, si va verso il processo per truffa. L’automobilista si accodava ai veicoli per superare la sbarra

Definirlo truffatore sarebbe fargli un complimento: un furbetto con scarsa lungimiranza è più appropriato. Percorreva l’autostrada senza pagare il pedaggio, ossia accodandosi alle auto che usano il telepass per attraversare la barriera, incurante delle telecamere che riprendono ogni transito.
Così dopo un anno di viaggi a scrocco la società Autostrade gli ha presentato il conto con una denuncia alla procura di Busto Arsizio. La frode ammonta a 1.500 euro, l’automobilista quel denaro l’avrebbe risparmiato ai caselli di Gallarate, Milano, Vergiate facendo avanti e indietro senza l’ansia delle code e tagliando le spese.
Nei giorni scorsi per il bustese - che è difeso dall’avvocato Concetto Daniele Galati - il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha chiuso le indagini, l’intenzione è quella di mandare l’uomo davanti al giudice ma è ancora presto per le previsioni.
C’è un precedente simile, finito nel 2019 con l’assoluzione di un altro bustese che si era infilato centinaia di volte il casello di Lainate della A8 senza pagare. In oltre due anni, tra l’inverno del 2013 e l’estate del 2015, il piccolo imprenditore edile di origine gelese alla guida del veicolo incriminato, avrebbe causato alla società che gestisce la Milano-Laghi un ammanco di 4.374 euro.
Il giudice monocratico dell’ottava sezione del tribunale di Milano, Luigi Iannelli, lo assolse accogliendo la tesi dell’avvocato Alberto Arrigoni, il quale evidenziò la mancanza degli artifici e dei raggiri a fondamento del reato di truffa. Ma sono trascorsi oltre dieci anni da quegli episodi e all’epoca l’Autostrada non era all’avanguardia: nel fascicolo non c’erano supporti visivi che dimostrassero lo stratagemma del transito in scia.
Oggi non è così: contro l’automobilista indagato dalla procura di Busto ci sono le immagini della targa e del veicolo che segue a ruota quello che lo precede. E per quanto si debba essere ingenui per non tenere conto della videosorveglianza, il pm Calcaterra contesta la truffa.
E la contesta anche a un agente assicurativo di origini ecuadoriane che tra il 2016 e il 2018 raggirò tre famiglie cinesi facendo loro sottoscrivere polizze a favore dei figli minori. In realtà il sensale di una delle più grosse compagnie d’Italia - che è difeso dall’avvocato Antonio Caracciolo - prima attivava il contratto, poi lo stornava e teneva i soldi per sé. Ai cinesi avrebbe sottratto 14mila euro. Interrogato dopo la chiusura delle indagini si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Nel 2020 era stato condannato un gallaratese.
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