L’INCUBO
Vessata da figlio e nuora, si ribella a 81 anni
L’uomo, che ha il divieto di avvicinamento, è a processo a Busto Arsizio per maltrattamenti

L’unica finestra di tranquillità l’ha avuta tra il 2018 e il 2023, cioè mentre il figlio era detenuto. Il resto degli anni per l’ottantunenne sono stati di patimenti e violenze. È difficile descrivere il cinquantatreenne che davanti al gup Veronica Giacoia ha chiesto il rito abbreviato.
IL DENARO E LA NUORA
Era il 1992 quando iniziò a taglieggiare la madre a colpi di 100mila lire al giorno per mantenersi droga, alcol e azzardo. Se l’anziana non lo accontentava partivano le botte. «Mi privavo anche del cibo per accontentarlo», si sfogò la vittima lo scorso marzo, quando trovò il coraggio di rivolgersi al commissariato. Al figlio per alcuni anni si unì l’ormai ex moglie, che nell’abitazione della suocera - rimasta vedova in giovane età - aveva piazzato le tende spadroneggiando con prepotenza. «Lei voleva uccidermi e mettermi nel tritacarne e buttarmi in un sacco della spazzatura, lo aveva detto davanti ai carabinieri tenendo un coltello in mano», raccontò l’ottantunenne.
NOTTI SUL PAVIMENTO
Stando al contenuto della querela, la pensionata avrebbe dormito per cinque anni sul pavimento ghiacciato, sdraiata su un tappetino in gommapiuma.
Nel corso del tempo l’imputato - che è difeso dall’avvocato Dario Monfrini - è passato attraverso ricoveri in psichiatria, tso, accuse di maltrattamenti sui figli, accuse di adescamento di minorenni, condanne per stalking (pure nei confronti di una ragazzina conosciuta all’oratorio che frequentava il figlio).
L’AGGRESSIONE
Lo scorso 13 gennaio, mentre vagava per strada in sella a un vecchio motorino Ciao, aggredì alcuni automobilisti incrociati per caso e poi picchiò i poliziotti della squadra volante. Fu una scena surreale: una coppia ferma al semaforo dalle parti di via Milazzo lo vide scuotere il Ciao e poi scaraventarlo a terra, buttando via anche il casco. Poi, come un toro alla carica, puntò verso la loro macchina, saltò sul cofano e poi sul tettuccio. Il marito chiamò la polizia e il cinquantatreenne scappò verso viale Alfieri. Lì piombò contro una donna che stava salendo in macchina, gridandole «uccidimi» e spingendola sull’asfalto. In preda al delirio la sormontò cercando di strozzarla, la sua fortuna fu l’intervento dei passanti.
IL RICOVERO IN PSICHIATRIA
Portato negli uffici del commissariato di via Foscolo, l’imputato cercò di ingoiare un anello d’oro, si mise a straparlare in chiave mistica («io sono dio, voi i miei figli») e a recitare il Padre Nostro e l’Ave Maria. Il cinquantatreenne a quel punto venne ricoverato in psichiatria e dal mese di marzo è sottoposto al divieto di avvicinamento alla madre emesso dal gip Tiziana Landoni. A quanto pare lo sta rispettando, nel frattempo si arrabatta con il lavoro e cerca di rigare dritto. Anche perché se dovesse sgarrare finirebbe ancora in carcere ed è una prospettiva che in genere scoraggia.
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