AMMASSATI AL FREDDO
Sloggiati dalla cabina comfort: Trenitalia condannata
Busto Arsizio: il viaggio «da incubo» di genitori e tre bimbe che erano attesi a Lecce. La famiglia verrà risarcita

Il viaggio fino a Lecce si è trasformato, come lo ha definito il giudice di pace Roberto Falessi, «da incubo». Da qui la condanna di Trenitalia a risarcire 400 euro per il danno subito dalla famiglia che a Pasqua del 2019 raggiunse i parenti in Puglia e 98,40 euro quale differenza tra i posti prenotati e pagati e quelli su cui di fatto i passeggeri dovettero trascorrere quattordici ore. La spa dovrà anche pagare le spese di giudizio, ossia altri 417 euro. Perché se i disagi ferroviari fossero ricaduti solo su moglie e marito, pazienza: sono adulti e una nottata turbolenta l’avrebbero gestita con spirito di adattamento. Ma le tre figlie - di nove, sette e tre anni - non l’hanno vissuta con la stessa serenità.
TUTTI AL FREDDO
La sera del 20 aprile 2019 la famiglia prese posto nella cabina comfort compartimento intero dell’Intercity notte, per la quale avevano versato 255 euro. Dopo 140 minuti in attesa della partenza, quando la bimba si era già addormentata nel suo letto, il capotreno spuntò nella cuccetta annunciando un improvviso cambio di programma: trasferimento di tutti e cinque in un’altra carrozza, quella semplice, senza cabina, senza giacigli, senza lenzuola, cuscini e coperte. Le successive quattordici ore furono un’odissea tra freddo, irrequietezza delle bambine, impossibilità di riposare, confusione. Un sabato santo di vera passione insomma. La famiglia, dopo la visita ai parenti pugliesi, chiese a Trenitalia il risarcimento e il rimborso del biglietto ma non ricevette alcuna risposta. E così l’avvocato Erika Ferrarese chiamò in causa la spa, che però chiese il rigetto di tutte le domande attoree. Il processo si aprì a ottobre del 2020 con un tentativo di conciliazione fallito. Lo scorso 15 gennaio è arrivata la sentenza.
MANCATA DILIGENZA
«È pacifico che Trenitalia non abbia offerto il servizio che era stato acquistato». scrive il giudice Roberto Falessi nelle motivazioni della sentenza. Il motivo del trasferimento in uno scomparto con poltrone a giorno fu un guasto al convertitore che rese indisponibili due vetture, ma la compagnia ferroviaria avrebbe dovuto fornire alternative adeguate per attenuare le conseguenze. «È stata tenuta una catena di comportamenti che hanno determinato un viaggio che non è eccessivo definire di sofferenza, soprattutto per le tre bambine». Il giudice di pace definisce le condizioni spartane di viaggio «un’offesa seria e grave alla salute dei passeggeri, soprattutto in considerazione della tenera età di tre di essi» e stigmatizza «la mancanza di diligenza del vettore nel predisporre misure organizzative di assistenza in situazioni di emergenza, così da evitare agli utenti fatica e sofferenza». Gli avvocati Antonello Martinez e Raffaella Di Carlo, difensori della società Trenitalia valuteranno il ricorso in appello.
© Riproduzione Riservata