LA SENTENZA
Uccise gli sposini: 9 anni in carcere
Guidava sotto l’effetto della cocaina quando travolse la coppia togliendo le due vite

Piangevano lacrime catartiche i parenti di Michela Furnari e Mario Cocco, mentre il giudice Veronica Giacoia leggeva la sentenza. All’albanese che uccise i due sposini travolgendoli con l’auto ha inflitto nove anni di reclusione. Una pena che ha suscitato applausi e abbracci in aula, in un clima di commozione che ha emozionato chiunque fosse presente ad ascoltare il dispositivo.
Rubil Behri - che la sera dell’11 luglio 2015 aveva nel sangue 450 nanogrammi di cocaina per millilitro - come sempre non c’era. «Il nostro avvocato ha fatto un lavoro incredibile, dobbiamo a lui l’esito della nostra battaglia per ottenere giustizia. Michela e Mario non torneranno, ma oggi abbiamo una piccola grande consolazione». L’avvocato Tiberio Massironi, legale delle persone offese assistite anche dallo studio Risarcimenti e Consulenze, era altrettanto toccato. Anche perché la decisione di ieri, venerdì 9 ottobre, è il capolinea di una strada processuale difficilissima ed estenuante: a settembre del 2017 il gup Luisa Bovitutti respinse il patteggiamento a tre anni concordato tra l’avvocato del ventottenne e il pubblico ministero Maria Cristina Ria.
Il fascicolo passò al giudice Nicoletta Guerrero, che rinviò l’albanese a giudizio. Il caso quindi approdò in aula dal giudice Giulia Pulcina e il ventottenne riprovò a giocare la carta del patteggiamento, questa volta a quattro anni. Il giudice respinse pure questa proposta, inaccettabile davanti a un duplice omicidio che con la riforma sarebbe stato ricompreso nella fattispecie stradale e che era aggravato dalla pesante alterazione psicotropa.
A febbraio iniziò il processo ordinario con il giudice Giacoia, che nonostante i mille ostacoli frapposti dal Covid 19 è riuscita a svolgere un’istruttoria minuziosa e attenta. Ieri il verdetto che ha donato sollievo a chi non dimenticherà mai la coppia sposata da un mese e sei giorni.
Rubile Behri - che nel 2014 patteggiò una pena di otto mesi per furto - un mese dopo l’incidente postò su Facebook una sua foto accanto a una Bmw. Le auto a quanto pare erano la sua passione, sulla sua pagina social c’erano Mercedes di grossa cilindrata, Audi super sportive, Bmw rosse con l’aquila bicefala dei Balcani. I parenti delle vittime si sarebbero aspettati magari una richiesta di perdono, un’ammissione di colpevolezza, soprattutto perché risultò positivo alla cocaina. Ma l’uomo non si è mai neppure presentato in udienza.
© Riproduzione Riservata