IL LUTTO
Addio a Pierino la peste
Morto a 73 anni Prati, indimenticabile bomber di Milan, Roma e Nazionale. Allenò Solbiatese e Pro Patria

Se ne è andato un altro gigante del calcio italiano dopo Mario Corso. Pierino Prati, a lungo centravanti del Milan, poi della Roma e anche della Nazionale italiana, è morto ieri. Aveva 73 anni. Da allenatore ha guidato Solbiatese e Pro Patria. È stato opinionista per La Prealpina.
Formidabili quegli anni quando un super-asso dell’area di rigore si era seduto su una panchina di serie D. Il nostro football piange Pierino Prati, “Pierino la peste” come era chiamato. Lui, rossonero senza se e senza ma, dovette convivere con il nerazzurro. Colori della Solbiatese, colori di due campioni del mondo, Gabriele Oriali e Ivano Bordon, che cominciavano la carriera da dirigente. Un trio meravigliao per rilanciare il club che fu dei Carabelli e del quale si innamorarono Giorgio Caravatti e la consorte Daniela Bai. Scelsero Prati, reduce da un’esperienza a Lecco, per imbastire un progetto tecnico, per trasmettere alla “Solbia” una mentalità professionistica. Il professionismo arrivò nel 1989 dopo un testa a testa con la Pro Lissone, battuta 1-0 nello spareggio al vecchio “Voltini” di Crema che ancora aveva le tribune in legno.
Carattere, grinta e grande attenzione difensiva per quella Solbiatese che forse non entusiasmava ma portava a casa i risultati e che aveva in Nazzareno Canuti, anche lui con un passato di prestigio all’Inter (scudetto nel 1980 sotto la guida di Eugenio Bersellini), un baluardo insormontabile. E quell’etichetta di “risultatista” gli piaceva poco, anzi niente.
Prati era convinto che il suo calcio fosse essenziale come il gioco che aveva imparato con la maglia del Milan e con la spedizione azzurra in Messico. Vinse con il Diavolo una Coppa dei Campioni di cui fu protagonista - battendo l’Ajax dell’astro nascente Cruijff - e chiedeva alle sue squadre massima disciplina in campo. Forse anche per questo non piaceva a tutti ma riuscì nell’impresa e un giorno confidò: «Vedi? Il vero spettacolo per la gente è la vittoria». Appunto. Raggiunta la C2 lasciò Solbiate Arno per trasferirsi al Bellinzago e successivamente alla Pro Patria, che disputò l’Interregionale nel 1990-1991 classificandosi al quarto posto. Tornò in provincia di Varese a metà anni ’90 per ritirare il prestigioso Oscar del calcio.
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