IL VERDETTO
Car pooling e sbarra forzata: frontalieri assolti
L’automobile era rimasta imprigionata all’interno del parcheggio di un supermercato a Cantello

Nella “guerra del car pooling” alla fine vincono i frontalieri. Sono stati assolti i due “pendolari del confine” che erano finiti a processo con l’accusa di aver danneggiato le sbarre del parcheggio del supermercato, all’interno del quale erano rimasti imprigionati al ritorno dal Canton Ticino.
“I FATTO NON SUSSISTE”
«Il fatto non sussiste», ha deciso il giudice del Tribunale di Varese, Marcello Buffa, accogliendo la richiesta del difensore dei frontalieri, l’avvocato Maurizio Montalbetti. «Non volevano danneggiare le sbarre, ma solo uscire dal parcheggio e tornare a casa dopo una giornata di lavoro», aveva detto il legale nella precedente udienza. « È una denuncia “vendicativa“, quella dei gestori del supermercato, ai quali - lo dicono chiaramente - non andava bene che i frontalieri facessero car pooling, perché occupavano i posti per i loro clienti». Per i due giovani, invece, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a sei mesi di reclusione (il minimo della pena) per il reato di danneggiamento.
A DUE PASSI DAL VALICO
L’episodio risale al giorno di Pasquetta del 2018. I due amici si diedero appuntamento, come succedeva quasi ogni giorno, al mattino nel parcheggio dell’allora Carrefour (oggi sostituito da un punto vendita Tigros) di via Elvezia, a due passi dal valico di Gaggiolo. Uno dei due parcheggiò lì l’auto e poi salì su quella del collega, in un tipico esempio di car pooling molto diffuso tra i frontalieri, ma poco apprezzato dalla direzione del negozio, tanto che la posa delle sbarre che delimitavano l’area dopo la chiusura del supermercato sarebbe stata decisa proprio per scoraggiare questa pratica.
L’AMARA SORPRESA
Al ritorno, nel tardo pomeriggio, l’amara sorpresa: le sbarre erano state abbassate prima del solito (i frontalieri non avevano infatti calcolato che nel giorno festivo il market sarebbe rimasto aperto solo fino all’ora di pranzo) e quindi l’auto era intrappolata. Per “liberarla”, i due avrebbero provato ad alzare tutte e sette le sbarre, danneggiando altrettanti lucchetti. Questa, almeno, era l’accusa, basata sulla denuncia della direzione che consegnò ai carabinieri le immagini delle telecamere di videosorveglianza che ripresero i movimenti dei frontalieri. Quantificando il danno totale in settemila euro.
LA RICOSTRUZIONE CONTESTATA
Una ricostruzione contestata dagli imputati, che sostenevano di aver soltanto sbloccato un fermo, senza rompere nulla, e di aver poi semplicemente alzato una sbarra per uscire. «Non ci sono foto dei lucchetti danneggiati, né fatture relative a quella spesa - sono ancora parole dell’avvocato Montalbetti - Dai video si vede che non danneggiano nulla, toccano solo qualche sbarra. A quella cifra non si arriverebbe neppure se avessero tagliato tutti i lucchetti».
Una tesi che è stata condivisa anche dal giudice.
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