TRE ANNI DOPO
Cardano, morì fuori dal Picasso: condannato l’amico
Manuel Cantisani fu investito davanti alla discoteca di Vergiate

Un anno di condanna ma con pena sospesa. La prima sentenza per la morte di Manuel Cantisani è arrivata ieri, venerdì 16 luglio: Marco Moncer - difeso dall’avvocato Maria Cristina Marrapodi - nell’udienza precedente aveva chiesto al gup Stefano Colombo di essere giudicato con rito abbreviato per l’accusa di omicidio stradale. Luigi Cetraro, l’altro imputato, rispondeva di omicidio preterintenzionale: l’avvocato Corrado Viazzo ha discusso puntando su una ricostruzione e una qualifica giuridica del fatto differente ma il suo assistito è stato rinviato a giudizio e quindi le argomentazioni difensive verranno riproposte in sede di corte d’assise.
Manuel, ventottenne cardanese, rimase ucciso il 20 maggio del 2018 davanti alla discoteca Picasso di Vergiate. Era la sera del suo compleanno, con gli amici aveva organizzato di festeggiare al Gilda di Castelletto Ticino ma lì ci fu il primo nefasto episodio: la fidanzata di uno dei due ragazzi finiti a processo fece una scenata di gelosia a causa di una cubista un po’ troppo ammiccante con il suo partner, gli animi di tutti si surriscaldarono e Manuel propose di cambiare locale per evitare guai. Decisero quindi di recarsi tutti al Picasso ma appena arrivati all’ingresso si riaccese una discussione parecchio animata: il cugino della giovane “umiliata” dalla ballerina fece pesare la mancanza di rispetto del fidanzato, che forse si era un po’ pavoneggiato. Cosa accadde in quel momento nessuno riesce a ricostruirlo lucidamente: di certo c’è che Cetraro iniziò ad aggredire Moncer. Cantisani intervenne chiedendo loro di non rovinargli la serata. Cetraro però era troppo furioso, si strappò addirittura la camicia di dosso e per agguantare Moncer dette uno spintone al festeggiato che si era frapposto, un colpo così vigoroso da farlo cadere a terra, tra la Nissan di Moncer e una Fiat in sosta. Pochissimi istanti dopo Cetraro raggiunse Moncer che nel frattempo era salito in auto per allontanarsi e gli spaccò il finestrino. Spaventatissimo, Moncer ingranò la marcia per scappare, non si rese conto che sotto le ruote ci fosse la testa di Manuel, rimasto intrappolato tra il paraurti anteriore della Nissan e quello posteriore della Fiat. Il pubblico ministero Martina Melita aprì un fascicolo per omicidio colposo e dispose gli accertamenti opportuni, uno su tutti la perizia cinematica. I pareri dei consulenti indussero la procura a chiedere l’archiviazione, ritenendo insostenibili eventuali accuse a giudizio. La famiglia Cantisani - che per anni aveva vissuto a Lonate Pozzolo - fece opposizione. E il gip Piera Bossi si rivelò di tutt’altro avviso rispetto agli inquirenti. Il giudice stigmatizzò le deduzioni del tecnico cinematico «che del tutto inopinatamente, esulando dalle proprie competenze, ha ricondotto la morte all’impatto del capo con i resti taglienti di un palo segnaletico (...) e sostenuto altrettanto inopinatamente che le azioni aggressive di uno degli indagati e la condotta sulla via di fuga dell’altro non siano causa del decesso». E così i due ragazzi sono finiti davanti al gup. I parenti di Manuel avevano ritirato la costituzione di parte civile contro Moncer all’udienza di settimana scorsa, dunque ieri non hanno potuto beneficiare di alcun ristoro. Ora la vicenda si sposterà davanti alla corte d’assise.
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