L’ADDIO
Casa del disco: «Segno dei tempi»
Lo stupore dei musicisti. Vittorio Cosma: «Il mondo è cambiato, tutto è più volatile»

Soltanto un paio di settimane e la Casa del Disco chiuderà i battenti: una notizia che rattrista i tanti varesini appassionati di musica e, soprattutto, chi con le sette note ci lavora.
Il pianista, produttore e compositore di Comerio (ideatore del Festival Microcosmi) Vittorio Cosma non sapeva della notizia (è reduce dal successo del Capodanno ad Alghero con Elio e le Storie Tese, dove ha suonato davanti a 15mila persone) ed è rimasto davvero male: «E’ un grandissimo dispiacere: sono cresciuto alla Casa del Disco. Mando un grande abbraccio a Mauro e rispetto la fatica nel tenere in piedi un’impresa difficile di fronte al potere delle multinazionali. Ci sono ancora tante sacche di resistenza contro il commercio della musica a tutti i costi, speriamo ce la facciano. Io ho dato una mano per quanto possibile», ha spiegato Cosma che di recente aveva portato Eugenio Finardi in un intenso live acustico in piazza del Podestà. Cosma tra l’altro sta preparando il suo nuovo album: «Farò un disco fisico in collaborazione con un bravissimo artista, un grafico illustratore e con il mio progetto Deproducers stiamo pensando a un libro musicale. Credo infatti che il disco debba tornare ad avere un peso per dare visibilità a ciò che c’è dentro. Oggi c’è un’eccessiva facilità, tutto è più volatile. Io voglio ancora una bella copertina, leggere i crediti. Inoltre è un atto di concentrazione: con un disco devi focalizzare l’attenzione per un’ora».
E Marco Caccianiga (“Distretto 51”) puntualizza: «Non è solo una questione di web; è proprio cambiato il modo di ascoltare e proporre la musica. Una volta c’erano gruppi rock progressive o jazz e i vinili contenevano brani di 12-13 minuti. Oggi ascoltare musica è più che altro un assorbimento di suoni. Inoltre una volta il negozio di dischi era un luogo di cultura musicale. Oggi si scarica senza sapere chi ha composto un pezzo. I vinili avevano copertine e testi grazie ai quali potevi approfondire. Alla Casa del Disco andavi anche solo per parlare e ascoltare. Era come un bar, ma invece che servire bibite e caffè serviva musica».
Lorenzo Bertocchini, cantautore folk varesino con tanti anni di esperienza, è davvero dispiaciuto: «Ero già cliente della Casa del Disco ai tempi in cui, con la gestione precedente, il negozio si trovava in via Medaglie D’Oro. I “consigli per gli acquisti” ricevuti nel corso degli anni mi hanno fatto crescere a suon di buona musica. Ricordo che ai tempi in cui si potevano ancora vendere i bootleg (“dischi pirata”) dei concerti c’era gente che arrivava anche dall’estero per rifornirsi qui. Ma i tempi sono cambiati. E anche se i download sono il presente e il futuro, io sono sempre stato di vecchia scuola. Amo molto di più avere tra le mani un cd (o un vinile) e poter ammirare le foto, leggere i credits e i testi delle canzoni». Anche Bertocchini ritiene che l’esperienza di un disco “vero” sia più soddisfacente: «Credo che tutto ciò renda più completa e più emozionante l’esperienza di ascolto di un album. Ma evidentemente siamo rimasti in pochi a pensarla così. E’ un grande dispiacere sapere che un negozio come la Casa Del Disco debba arrendersi al fatto che i cd non si vendono più».
Mauro De Cesari ha iniziato a suonare negli anni ‘70 e fa parte della “T.P.S. Band”: «Un altro negozio storico ci lascia. Sicuramente Internet ha contribuito a ridurre drasticamente la vendita, ma a anche il prezzo di acquisto e la situazione attuale hanno contribuito. Vedo molto difficile il futuro dei negozi tradizionali se non cambieranno un po’ di regole e comunque si dovrà abbinare la vendita dei dischi a qualche altro tipo di attività».
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