L’INTERVISTA
Cassani: «La mia storia deve servire»
Il sindaco di Gallarate: sistema giudiziario da cambiare
Assoluzione piena. Due parole che mettono fine all’inchiesta giudiziaria Mensa dei Poveri che ha visto coinvolti, tra gli altri, anche il sindaco Andrea Cassani passato da testimone ad indagato. Quattro anni di «gogna mediatica e politica» per colpa di «calunniatori che volevano ottenere uno sconto di pena» ma che hanno dimostrato che «ero il baluardo della legalità».
Cassani, ora che la vicenda è chiusa, si aspetta delle scuse?
«Non mi aspetto nulla ma, credo, che qualche messaggio da chi ha chiesto le mie dimissioni, per correttezza, potrebbe arrivare».
Ed è arrivato?
«Dalle opposizioni solo Sonia Serati (Più Gallarate) mi ha scritto, dagli altri silenzio. Va bene così, però invito le persone che comunque hanno provato a farmi del male volutamente o no, a ponderare meglio le parole perché quando si va a toccare la sfera personale bisognerebbe essere più cauti e non strumentalizzare vicende di cui non si conoscono tutti i dettagli solo per vicende politiche o per distruggere l’avversario. Cosa, quest’ultima, che non è riuscita. Ma non è un problema, forse loro speravano in una mia condanna perché questo potrebbe essere l’unico modo per loro per amministrare Gallarate».
Ora, dopo l’assoluzione e con le vicende giudiziarie archiviate come ci si sente?
«Mi aspettavo una decisione di questo tipo, mi sarei stupito del contrario anche perché proprio il pubblico ministero che ad inizio procedimento aveva chiesto la mia iscrizione al registro degli indagati ha poi chiesto la mia assoluzione. Fa piacere chiudere questa pratica ma non bisogna dare nulla per scontato, anche quando si è innocenti».
Intervista completa sulla Prealpina in edicola mercoledì 4 ottobre
«Colpa di calunniatori che volevano ottenere uno sconto di pena»
© Riproduzione Riservata