LO SCONFORTO
«La mia pizzeria va malissimo»
Il titolare di un locale: con la sala piccola meglio fare solo asporto

«Ho investito in questa attività per un futuro migliore, ma per colpa del Covid rischio di perdere tutto».
Matteo Amato, pizzaiolo di 33 anni, non è una persona che si scoraggia facilmente: malgrado la situazione difficile, tiene duro e nutre ancora speranze. Ma guarda in faccia la realtà: «Senza aiuti concreti del Governo, si rischia grosso». Quello che sta accadendo a Matteo, la cui Pizzeria Arcobaleno si trova in via Borromei a Castegnate, è lo specchio della situazione che stanno vivendo tutti i ristoratori: il servizio da asporto non rende e la prospettiva di riaprire con le giuste distanze è anche peggio per la ridotta capacità di ospitare clienti al tavolo. Come sta andando con l’asporto? «Molto male - risponde - abbiamo perso il 45% di introiti. Davvero tantissimo per un piccolo ristoratore come me, che ha anche dei dipendenti. Recuperiamo un po’ nel weekend, ma solo quello che abbiamo perso in settimana».
Qualche numero? «Lunedì sette o otto chiamate, fra pranzo e cena in genere possiamo arrivare a dodici o tredici. Con questi numeri che prospettive ci sono?». Si riescono a pagare le spese e, rimettendoci di suo, Matteo Amato è riuscito a non mettere in cassa integrazione i suoi dipendenti, «che restano vitali per la mia attività anche se lavoriamo meno - puntualizza - senza contare che siamo tutte persone che amiamo il nostro lavoro, affiatate e bisognose di lavorare». Ma qualcosa cambierà con le riaperture? Il pizzaiolo allarga le braccia e, scuotendo la testa, non può che replicare con la solita concretezza: «Ho una sala piccola, con trenta posti a sedere: come faccio a distanziare i tavoli in questo spazio? Con le misure imposte, potrò ospitare al massimo sei persone, anche perché non posso lasciare i tavoli dove c’è il passaggio dei clienti che vengono a ritirare le pizze».
Amato non ha dubbi: «Mi conviene non aprire e continuare con l’asporto, perché avrei più problemi che altro».
Già, perché basta sgarrare di poco per incorrere in sanzioni salatissime e il pizzaiolo di tutto ha bisogno fuorché di dover pagare anche multe. L’auspicio è che il Governo stanzi fondi per aiutare la categoria: «A conti fatti, vedo a rischio il mio investimento in un progetto importante - afferma - ho debiti da saldare, costi fissi da sostenere e tasse da pagare. Sono già fortunato che vivo con la famiglia a casa di mio suocero, senza dover pagare l’affitto o il mutuo, altrimenti non ce la potrei fare». Poi confessa tutta la passione per il suo lavoro: «In pratica vivo qui in pizzeria, vedendo pochissimo mio figlio piccolo. Ma per quanto faticoso mi piace: fare il pizzaiolo mi dà tantissimo. Per questo spero di poter continuare».
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