COMMESSE FERME
Senza Russia è un guaio
Alla Affetti Pumps costretti a bloccare contratti già firmati. «Le sanzioni fanno male a Putin? Sì. Ma anche alla nostra economia»

Fino al 23 febbraio scorso, Alberto Affetti, titolare della Affetti Pumps, azienda di Castellanza che produce pompe per liquidi corrosivi (macchine che si impiegano in diversi settori, dal manifatturiero alla chimica) pensava che il 2022 sarebbe stato un anno di espansione per la sua impresa e che il balzo in avanti avrebbe avuto origine dalla Russia.
«Fino a due settimane fa - racconta l’imprenditore varesino - eravamo contenti perché eravamo sicuri di far crescere il nostro fatturato grazie alle esportazioni sul mercato russo. Dopo un lavoro certosino, avevamo arricchito il nostro portafoglio clienti con cinque new entry proprio da quel Paese e dunque il lavoro era ben impostato». Poi, nel giro di una notte, è cambiato tutto. «Ovviamente l’invasione dell’Ucrania ha stravolto tutto - continua Affetti -. Abbiamo di fatto cancellato i nuovi clienti dal nostro elenco e congelato contratti e commesse già n essere». In concreto, soldi che non entrano in azienda. E non si parla di cifre di poco conto.
Bilanci alla mano, Affetti e il suo staff avevano calcolato che il fatturato proveniente da Mosca e dintorni avrebbe rappresentato il 15 per cento di quello previsto per l’anno in corso. Per una azienda che, come la Affetti Pumps, conta 20 dipendenti e un fatturato annuo di 2,5 milioni di euro, si tratta di una fetta piuttosto considerevole. «È chiaro che si tratta di un mancato incasso importante - sottolinea Affetti - che si farà sentire sui conti. Oltre ai clienti diretti in Russia, dove avevamo puntato sulle acciaierie, si aggiungono anche le aziende italiane nostre clienti che a loro volta esportano nel Paese di Putin».
Un altro ostacolo da superare, insomma, dopo un 2020 che lo stesso imprenditore definisce «piuttosto difficile», seguito da un 2021 «in cui avevamo rialzato la testa. Ma poi è arrivata la mazzata dell’energia ed ora la guerra». Una difficoltà via l’altra, insomma. «È chiaro che Putin è un criminale - sintetizza Affetti - Ma quando si decidono le sanzioni bisognerebbe chiedersi: fanno male a Putin? Sì. Ma fanno male anche alla nostra economia e sarebbe sacrosanto per lo meno dirlo - prosegue l’imprenditore varesino - Se la vittima sacrificale di questa situazione deve essere una parte della nostra economia lo si dica. Avevamo già le bollette dell’energia da affrontare, ora abbiamo una difficoltà in più. Non stupiamoci se torneremo a parlare di crisi e meno di Pil in crescita».
La soluzione? «La strategia resta sempre la stessa - conclude Affetti - esplorare nuovi mercati, conquistare nuovi clienti e studiare produzioni innovative. Ma ci vuole tempo e intanto rischiamo di pagare un prezzo altissimo».
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