IN APPELLO
Cazzaniga: «Pentito? Non ho mai ucciso»
Dichiarazioni spontanee davanti ai giudici dell’ex vice primario del pronto soccorso

«Viene detto che io non mi sono mai pentito, ma come posso provare pentimento, non avendo contezza di aver ucciso?».
Con queste parole si è rivolto alla Corte d’Assise d’appello di Milano Leonardo Cazzaniga, l’ex vice primario del Pronto Soccorso di Saronno già condannato in primo grado all’ergastolo e a 3 anni di isolamento diurno per omicidio volontario plurimo per avere somministrato farmaci letali a 12 persone, applicando quello che nella nota inchiesta «Angeli e Demoni» - che portò all’arresto anche dell’amante, l’ex infermiera Laura Taroni - fu ribattezzato «protocollo Cazzaniga».
L’allora medico, che si faceva chiamare «L’angelo della morte», si è sempre difeso sostenendo che lui mirava soltanto a lenire le sofferenze dei pazienti, a limitarne agonia e dolore. E oggi, martedì 23 febbraio, con brevi dichiarazioni spontanee ha sostenuto che ciò che lo tormenta di più della sentenza di primo grado e della perizia psichiatrica (è stato ritenuto capace di intendere e di volere) è il fatto che si faccia riferimento alla sua «necessità di dover uccidere persone morenti».
Cazzaniga è stato condannato per aver somministrato farmaci anestetici letali a dieci pazienti da lui trattati, tra il 2011 e il 2014, in una sorta di “delirio di onnipotenza, così come a Luciano Guerra - suocero dell’ex amante Taroni - e al marito della donna, Massimo Guerra. Taroni di recente è stata condannata a 30 anni nell’appello «bis» per gli omicidi di suo marito e di sua madre. In primo grado Cazzaniga, difeso dall’avvocato Ennio Buffoli, è stato assolto, invece, dalle accuse di omicidio per le morti di due pazienti in corsia (su uno dei casi la Procura ha fatto ricorso) e per quella della madre di Taroni.
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