VIA BOCCACCIO
Cerro, la piscina non riapre
Estate di carte bollate, prosegue il contenzioso

Molte piscine comunali stanno riaprendo le attività estive dopo la lunga pausa dovuta all’emergenza sanitaria.
Non è così, però, per l’impianto natatorio cerrese di via Boccaccio: al momento non ci sono comunicazioni ufficiali sulla riapertura della struttura mentre, sui banchi del tribunale, prosegue il contenzioso tra il comune di Cerro Maggiore e il gestore privato Nuoto Altomilanese, che aveva fatto ricorso sulla decisione della giunta di Nuccia Berra di risolvere il contratto.
Proprio in tribunale, nell’ultima udienza di aprile, il Comune ha sonoramente bocciato una proposta di risoluzione bonaria, proponendone altre.
Il risultato è che la situazione si trova ancora in un pesante stato di stand-by.
Tutto era partito in seguito alle inadempienze di Nam riguardanti una fideiussione con il Credito Sportivo, da circa un milione e 700 mila euro, tutti soldi che il Comune, in quanto garante ha dovuto pagare.
Nam ora ha proposto un piano di rientro in 25 anni, con delle quote annuali prestabilite; la cessione del diritto di superficie al comune; la sospensione del canone annuo verso il Comune per un triennio e il prolungamento della concessione fino a 50 anni.
Riequilibrio finanziario
«Rimarchiamo che, dopo l’orribile 2020 e il corso non meno rovinoso del 2021, si è ipotizzato che siano necessari altri tre anni per tornare a regime con riequilibrio di costi e ricavi assumendo che a partire dal 2022 siano ridotte le misure di contenimento del virus - si legge nella richiesta del gestore inviata all’amministrazione comunale - dunque, per i prossimi anni dovranno essere i soci a fornire alla società la liquidità adeguata a far fronte allo squilibrio economico nella fase di ripresa».
Nam era riuscita a riaprire la struttura dopo il lockdown di marzo 2020, ma poi aveva dovuto richiudere in autunno.
A ieri i cancelli di via Boccaccio erano ancora chiusi. Va precisato che la società non ha mai lasciato la piscina malgrado la formale «cacciata» da parte del Comune.
Ora l’amministrazione ha detto di no anche a una prima proposta di risoluzione bonaria della vicenda.
Le obiezioni di Cerro Maggiore sono numerose e si leggono nell’atto di indirizzo approvato dalla giunta Berra anche se il sindaco non ha voluto commentare ulteriormente la situazione legale.
«Il prospetto economico finanziario è un semplice conto economico-prospettico con assunzioni di base alquanto generiche - si legge nel documento - sono assenti i dati storici dei cinque anni di gestione su cui fondare i capisaldi di partenza, non si citano indici di saturazione dei corsi, indici di remunerazione dei vari servizi svolti, eventuali limitazioni imposte dalle leggi Covid o alternative di eventuali nuovi servizi offerti».
Fare chiarezza
L’amministrazione civica lamenta anche la mancanza di chiarezza sullo stato patrimoniale di Nam, l’incertezza sui tempi e le modalità di trasferimento del diritto di superficie al comune.
E poi c’è la durata del contratto di 50 anni. Nove sono già passati, e la piscina rimarrebbe al privato altri 41 anni: davvero troppi.
Cerro Maggiore proporrà quindi altre soluzioni bonarie: una chiede un rapporto di durata ragionevole «al fine di agevolare Nam nell’ottenimento della disponibilità finanziaria necessaria»; l’altra l’accettazione da parte di Nam di tutte le condizioni individuate in una nota dello scorso anno, fermo il versamento di una prima rata di rilevante importo.
Insomma, ci vorrà un bel po’ di tempo prima di risolvere la querelle legale tra ente pubblico e il soggetto privato, con il rischio per gli utenti di perdere un’altra stagione di attività natatoria.
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