DOPO L’ARRESTO
«Non ho ucciso nessuno»
Giuseppe Agrati si difende: non c’entro niente con la morte delle mie sorelle, tentai di salvarle

«Non ho nessuna colpa, sono innocente, avevo anche provato a svegliare e a far uscire le mie sorelle dalla casa»: si è difeso strenuamente Giuseppe Agrati durante l’interrogatorio di ieri in carcere, davanti al gip Piera Bossi.
Il sessantottenne arrestato sabato mattina per il duplice omicidio delle sorelle Carla e Maria Agrati continua a negare gli addebiti, lo fa dal giorno in cui la procura generale della corte d’appello di Milano ha puntato i riflettori su di lui.
È così convinto del suo candore che i suoi avvocati, Desirée Pagani e Francesca Alberio, hanno chiesto la revoca della custodia cautelare emessa dal giudice Bossi, non ritenendo sussistenti le esigenze cautelari. Il giudice deciderà a breve ma la sensazione è difficilmente accoglierà l’istanza. D’altro canto nell’ordinanza il magistrato è stato molto chiaro: davanti agli elementi raccolti nelle prime fasi delle indagini «era doveroso un opportuno approfondimento istruttorio». Invece, pur avendo intuito che l’incendio del 13 aprile 2015 non potesse che avere una scaturigine dolosa, il lavoro investigativo si arenò e alla fine la procura di Busto Arsizio (in cui nel frattempo c’era stato un avvicendamento di pubblici ministeri) chiese l’archiviazione.
Fu il nipote Andrea Agrati a bloccare l’iter, presentando opposizione. La procura generale avocò il fascicolo, i carabinieri del nucleo investigativo di Milano, con la collaborazione di quelli di Cerro Maggiore, ricostruirono la dinamica sia da un punto di vista tecnico-scientifico che personologico.
«Lessi tutte le carte da cui si evinceva l’ipotesi che il rogo fosse stato di natura dolosa, una deduzione a cui gli inquirenti erano arrivati già un mese dopo. Emergevano troppi dubbi sulla ricostruzione leggendo gli atti e ritenni che una questione così complessa non potesse essere liquidata con una archiviazione, non mi sembrava affatto sensato», spiega l’architetto.
«Certo, l’idea che le indagini potessero sfociare in un arresto per duplice omicidio era troppo più grande di me per poterla concepire». Andrea Agrati ha scoperto dell’arresto di Giuseppe domenica mattina leggendo la Prealpina. «Sono rimasto impressionato, quasi scioccato. La consapevolezza che questo sviluppo sia arrivato con la mia opposizione non è una sensazione che lascia indifferenti ma non mi sono mai pentito della mia scelta. Se questa è la verità dei fatti, spero che le mie zie trovino pace e giustizia».
Se Giuseppe Agrati resterà in carcere sarà anche in tutela di Andrea: il suo studio professionale è nello stesso edificio in cui vive l’indagato e in cui morirono Carla e Maria: meglio scongiurare ritorni di fiamma.
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