LA LETTERA
«Chi vuole la ciclabile di viale Belforte?»
A Varese non si placano le polemiche sul progetto
Continua il dibattito a Varese sul progetto della pista ciclopedonale di viale Belforte: nei giorni scorsi eerano arrivate roventi proteste da parte dei commercianti della zona, e ora interviene anche un lettore proponendo nuovi spunti di riflessione.
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Lo si dica una volta per tutte. La pista ciclabile di viale Belforte la vogliono i cittadini o il sindaco? A sentire i diretti interessati la risposta è scontata: Galimberti. Ma lo dicono pure i fatti: un progetto elaborato a tavolino senza editti e selfie e senza il coinvolgimento (la famosa partecipazione tanto cara alla sinistra) degli interessati, cioè i residenti. In viale Belforte infatti hanno subodorato qualcosa quando si sono visti squadre di operai che armeggiavano, prendevano misure e segnavano l’asfalto, dopodiché fare due più due è stato un attimo. Una volta mangiata la foglia, è scoppiata la patata bollente con Ascom, commercianti e residenti in prima fila a protestare contro un progetto senza capo ne’ coda. Non è chiaro quali benefici porterà la modifica della viabilità e il divieto di girare in certi punti, mentre è certo che gli automobilisti staranno più tempo in coda. Si è quindi scoperto che il fulcro di questa rivoluzione tolemaica è la pista ciclabile.
Nel merito non ci sono le misure necessarie per farne una “vera/fruibile” pista ciclabile. Le regole nazionali ed europee parlano chiaro riportando tassativamente misure minime che in viale Belforte mancano. Se bisogna spendere soldi pubblici, bisogna spenderli bene, possibilmente una volta per tutte e non in continuando ad apportare modifiche come avviene nella zona vicino al monumento che ricorda la battaglia vinta da Garibaldi contro gli Austriaci sperando che finalmente qualcuno si accorga che hanno piantato una pista ciclabile.
Ecco perché non ha senso fare una pista ciclabile a una sola corsia. A due corsie avrebbe senso ma le dimensioni sarebbero spropositate con pedoni che dovrebbero fare attenzione alle bici oltrechè alle macchine e corsie automobilistiche ridotte alla larghezza minima legale. Così concepita la pista più che ridurre lo smog, incrementerà l’attività della Chiesa del Lazzaretto che sorge lì vicino. Ci sono poi troppe intersezioni stradali nel giro di poche centinaia di metri che rendono il progetto inadatto per una strada dove passano camion articolati e bisarche (lungo la strada ci sono 3 concessionari auto, 1 di moto e 2 supermercati). Le norme prevedono deroghe alle dimensioni delle piste ma solo per tratti limitati e comunque segnalati. La pista non è lunghissima e deroghe simili che senso avrebbero?
Inoltre i ciclisti varesini viaggiano in continuazione, pure di notte, e la pista, salvo clamorose smentite di Civati, sarà dotata di lampioncini posti tra i 40 e i 50 centimetri in mezzo alla pista, così da poter fare ciclo-cross e parkour insieme (tanto l’ospedale è vicino). Non è ben chiaro perché dovrebbe essere “delimitata” con archetti solo in alcuni punti prospicienti alcune attività economiche, ma purtroppo non è l’unico punto oscuro. Mancando la distanza necessaria per renderla sicura, la pista sarà separata dalle macchine come la pista di via XXV Aprile. Man mano che si apprendono i dettagli emerge l’inutilità di tutto il progetto giorno dopo giorno.
I residenti affermano di avere sollecitato il sindaco per richiedere più sicurezza, pulizia, controllo dell’ordine pubblico, lotta allo spaccio e ai furti nelle case ma non piste ciclabili e che viale Belforte ha già un marciapiede esteso, che potrebbe essere tranquillamente utilizzato da chi lo volesse. Ascom e i commercianti non nascondono la delusione e la preoccupazione per le ricadute economiche sulle loro attività. Chi compra on-line sui siti cinesi non ha questo problema, ma il piccolo negoziante sopravvive se ci sono parcheggi, altrimenti i clienti allungano fino all’Iper. Attività economiche come bar, tabacchi, parrucchieri, edicole, panifici, farmacie e altri sono luoghi di commercio ma anche di aggregazione e sono spesso frequentati da persone anziane. Oltre a non avere una ricaduta economica positiva non avrà nemmeno una ricaduta turistica che è uno degli obiettivi dei promotori del progetto nonché uno dei motivi per cui la Fiab sostiene queste iniziative.
Ma un altro incubo si affaccia. Gira voce che il prossimo passo sarà l’eliminazione di tutti i parcheggi su tutto il viale Belforte così come avvenuto qualche anno fa all’inizio della strada.
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