AL CIMITERO DI SAN BIAGIO
Cittiglio, un cold case dal Medioevo
Eccezionale scoperta degli antropologi dell’Insubria
Quando la storia riaffiora con tutta la sua violenza: le indagini dell’università dell’Insubria di Varese hanno portato alla luce addirittura un caso di omicidio. E gli antropologi hanno ricostruito ogni fase, dall’inseguimento ai colpi inferti alla morte, fino ad arrivare a un identikit della vittima. Non più uno scheletro anonimo, ma un volto, una persona di circa vent’anni, con uno sguardo che cattura l’attenzione dei suoi simili, centinaia di anni dopo. Quasi la trama di un romanzo noir sopravvissuto ai secoli e riportato a galla nel momento in cui i nuovi strumenti consentono di trovare prove antichissime. È riemersa la storia di un giovane ucciso con quattro colpi da arma da taglio alla testa, forse preso alla sprovvista, mentre tentava di fuggire (un cold case databile fra anno Mille e 1300). Il team dell’ateneo - guidato da Marta Licata e Chiara Tesi - ha analizzato le lesioni del corpo sepolto nella Tomba 13 del cimitero di San Biagio con metodologie scientifiche di avanguardia, in sinergia con l’università di Siena.
Questo è il risultato finale dell’analisi condotta a Cittiglio, attorno alla chiesa, dal punto di vista archeologico e bioarcheologico, diretta scientificamente dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Una campagna giunta al termine con la fine degli scavi nel novembre 2020 e le ultime analisi antropologiche del campione scheletrico.
VALORIZZAZIONE ENTRO IL 2023
Il sito ha ricevuto un importante finanziamento da parte di Fondazione Cariplo e Fondazione Comunitaria del Varesotto, all’interno del Bando Emblematici Provinciali 2019, per un progetto dal titolo “I paesaggi della Valcuvia. Riqualificazione ambientale attraverso un percorso archeologico: valorizzazione, tutela e fruizione”, di cui responsabile scientifico è Marta Licata. Essenziale la collaborazione con la parrocchia di San Giulio Prete, il Comune di Cittiglio e l’Associazione Amici di San Biagio. Entro giugno 2023 il sito sarà completo e valorizzato, pronto ad accogliere le visite della comunità e di tutte le persone interessate a conoscere la storia portata in luce da questi lunghi anni di indagini archeologiche e scientifiche.
QUATTRO LESIONI AL CRANIO
L’analisi della vittima ha comportato una particolare attenzione e l’applicazione di metodologie scientifiche all’avanguardia. Lo scheletro ha rivelato la presenza di quattro lesioni al cranio, compatibili con delle ferite inferte intenzionalmente e con particolare violenza, probabilmente con una spada dell’epoca. Alle più moderne tecnologie, in uso nelle indagini medico-legali, sono state aggiunte quelle sui segni di macellazione di interesse archeozoologico provenienti da siti di epoca preistorica, usando un microscopio digitale tridimensionale.
Chiara Tesi ricostruisce la dinamica del fatto come un patologo forense: «Probabilmente colto di sorpresa e privo di una efficace protezione, il giovane era stato colpito una prima volta. Successivamente, forse tentando una fuga, aveva voltato le spalle venendo colpito in rapida successione con altri due colpi. Infine, forse ridotto allo stremo e ormai a terra in posizione prona, veniva terminato con un colpo perpendicolare che ha provocato la morte immediata». Il motivo? Un mistero, ma per la sepoltura «in una posizione privilegiata di fronte all’antico accesso alla chiesa, possiamo ipotizzare che l’uomo appartenesse a una famiglia di elevato stato sociale e, forse anche per questo motivo, a maggior rischio di essere assalito. Questo tipo di aggressione mortale, caratterizzata da una forma di violenza finalizzata al rapido annientamento della vittima, ci lascia increduli e ci fa ipotizzare una premeditazione, non certamente il risultato di un semplice movente».
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