Commercialista, professione in crisi
Non c’è ricambio generazionale. Le presidenti degli Ordini varesini: «Essere tuttologi è improponibile»
Dove sono i giovani? Questa estate li ha faticosamente cercati la ristorazione, da anni ne è a caccia il mondo dell’industria. E, ora, tocca anche ai professionisti dell’economia. Anche i commercialisti stanno vivendo un problema di ricambio generazionale e una difficoltà nel trovare figure giovani da inserire negli studi. La tendenza è ormai consolidata da una decina d’anni e, se nell’immediato si riesce ancora a tamponare la situazione, in futuro potrebbe essere un problema. Per fare girare la macchina economica, infatti, il Varesotto ha bisogno necessariamente anche di chi lavora dietro le quinte, soprattutto per aiutare le imprese ad affrontare la burocrazia e gli adempimenti praticamente quotidiani. Una grande impresa può avere un reparto a esso dedicato, ma le Pmi, invece, devono necessariamente esternalizzare. E così, l’assenza di vocazioni come dottori commercialisti rappresenta un campanello d’allarme per tutto il mondo economico varesino.
«Come iscritti all’ordine - dice Paola Castiglioni, presidente della sezione di Busto Arsizio - siamo in crescita. Al contrario, a parte quest’ultimo anno, è da un decennio che i tirocinanti sono in calo. Ci può stare perché la professione, in passato, ha avuto un boom incredibile e, quindi, un assestamento è fisiologico». Se, però, la tendenza dovesse proseguire, sarebbero guai. I motivi di questa disaffezione? Vari: «I giovani non considerano più questa professione appetibile perché difficile e per la quale serve un costante aggiornamento. Inoltre richiede competenze in moltissimi campi, ecco perché c’è questo invito a specializzarsi in determinati ambiti. Ormai essere tuttologi è improponibile. Infine vi è una questione economica che riguarda un po’ tutte le professioni».
Tradotto: i giovani ritengono di guadagnare troppo poco per la responsabilità e l’impegno richiesti. E, quindi, virano altrove.
Anche nell’Ordine di Varese la situazione è simile: nell’ultimo decennio il numero di iscritti è rimasto costante, ma l’età media si è alzata e i praticanti si sono più che dimezzati. Insomma, se la popolazione invecchia, anche negli studi dei commercialisti i capelli si tingono di grigio.
«La professione - spiega Luisa Marzoli, presidente dell’Ordine di Varese - richiede molte responsabilità e, nella condizione attuale di grave crisi dovuta alla pandemia, risente di una diminuzione della clientela. Quindi diventa meno attraente». Soluzioni? In due parole: specializzazione e aggregazione: «Naturalmente - aggiunge Marzoli - l’Ordine propone degli aggiornamenti costanti a 360 gradi, invitando i colleghi a privilegiare la consulenza rispetto all’attività contabile fiscale che, comunque, rimane uno dei settori ancora molto seguiti dai commercialisti e dagli esperti contabili. La consulenza richiede una preparazione specifica e, quindi, il suggerimento è di avviare un’aggregazione dei professionisti, per permettere di collaborare con colleghi in grado di affrontare svariati settori».
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