CORONAVIRUS
A Varese 768 contagiati
Aumento moderato dopo il picco di ieri. Gallera chiede la collaborazione dei laboratori privati per fare i tamponi. «Così saliremo a 7.000 al giorno»

Sono saliti a 39.415 i contagiati in Lombardia, con un aumento di 2.117 casi nelle ultime 24 ore. In provincia di Varese sono 768, di cui 57 casi in più rispetto a ieri, venerdì 27 marzo. L’incremento giornaliero, in provincia di Varese, è decisamente inferiore a quello rilevato ieri rispetto a giovedì (209 casi).
Altri dati forniti oggi da Gallera: sono 11.152 i ricoverati (solo 15 in più rispetto a ieri), di cui 1.319 in terapia intensiva. E fin qui, numeri che posso essere valutati con cauta soddisfazione. Quello invece allarmante è sulle vittime: sono saliti a 5.944 i decessi, di cui 54 nelle ultime 24 ore.
L’esponente della giunta Fontana ha quindi evidenziato il calo degli accessi ai Pronto soccorso, soprattutto nelle zone di Bergamo e Brescia dove nei giorni scorsi si era avuto il picco.
Questione tamponi. Sono oltre 100.000 quelli effettuati in Lombardia dalla fine di febbraio, quando è esplosa l’emergenza sanitaria. Gallera ha spiegato che il test a tappeto non è possibile per ragioni scientifiche, «il Comitato superiore della sanità e l’Oms hanno detto che lo screening di massa è inappropriato, la scienza sostiene che non va fatto a tutti e Regione Lombardia si attiene alle indicazioni degli scienziati», sia per ragioni operative, in quanto sono disponibili 22 laboratori in ambito regionale che riescono ad eseguire 5.000 tamponi al giorno. Ma la quota giornaliera di test è destinata a salire, «fino a 7.000» con il supporto dei laboratori delle strutture private, alle quali Gallera ha rivolto oggi un appello alla collaborazione.
L’assessore al Welfare ha assicurato che verrà fatto il tampone al personale degli ospedali e della Rsa, precisando che già ora medici e infermieri con temperatura di 37,5° e più vengono sottoposti al test.
Infine, l’istituzione delle Unità speciali o meglio Unità specialistiche di continuità assistenziale, già attive nelle province di Bergamo e Brescia, che su indicazione dei medici di base andranno a visitare a domicilio i pazienti a rischio o con sintomi di coronavirus. Gli stessi medici di base, ha aggiunto Gallera, terranno contatti telefonici con gli assistiti per monitorare lo stato di salute, in particolare con i soggetti fragili e quelli già gravati da altre patologie.
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