CORONAVIRUS
Uno su dieci rischia di fallire
Il 10,4 per cento delle attività in provincia di Varese potrebbe chiudere

Sono due i pilastri che da sempre hanno sostenuto l’economia varesina. Da un lato la capillarità di piccole e medie imprese appartenenti a tutti i settori, anche se con una maggioranza in quello metalmeccanico. Dall’altro, la grande capacità di vendere i propri prodotti sui mercati esteri.
Diversificazione ed export, da sempre fiori all’occhiello della provincia, hanno rappresentato anche nei periodi più difficili - come la crisi del 2008 - una scialuppa di salvataggio. Questa volta, però, è tutto diverso.
E anche il ricco Varesotto - pur con la volontà di rimettersi al più presto in carreggiata - deve fare i conti con dei numeri che rischiano di metterlo davvero in ginocchio.
Più che la fotografia attuale (comunque allarmante), a spaventare di più sono le stime messe nero su bianco dall’ufficio studi della Camera di Commercio di Varese e riferite all’impatto che l’emergenza Corona virus avrà sul territorio.
La forbice del calo del giro d’affari varia tra i 5,5 miliardi e i 13 miliardi di euro, con una discesa del Pil stimato in due miliardi di euro. A fare la differenza è il numero di settimane in cui le imprese e le altre attività produttive saranno costrette a tenere chiusi i capannoni.
Oggi le aziende che hanno fermato la produzione in provincia sono trentottomila, a fronte delle 58mila normalmente operative. Il che significa che son ben 145mila le persone che in queste settimane non svolgono regolarmente le loro mansioni di lavoro. Alcuni di loro smaltiscono ferie arretrate e permessi, in base ad accordi sindacali interni siglati in modo particolare nelle aziende di grandi dimensioni, per molti altri invece è già scattata la cassa integrazione.
Sono 2400 invece, le attività che sono rimaste aperte con deroghe ad hoc concesse dalla Prefettura.
A pagare il prezzo più alto sono il settore del commercio, la ristorazione e il turismo che in questi anni aveva trovato le modalità giuste per crescere e diventare una nuova fonte di sviluppo locale. Che il quadro della recettività potesse diventare drammatico era stato chiaro fin dai primi momenti dell’emergenza sanitaria.
A sottolinearlo era stato lo stesso presidente della Camera di Commercio, Fabio Lunghi, annunciando la decisione dell’ente di mettere sul piatto in primo milione di euro a sostegno del sistema economico. Il mondo, poi, è crollato addosso agli albergatori con la chiusura dell’aeroporto di Malpensa e lo stop ai voli. E ora il futuro è in salita. E lo è a tal punto che il 10,4 per cento delle attività economiche della provincia rischia di fallire.
Ieri, venerdì 10 aprile, c’è stato anche l’allarme lanciato, da Roma, da Confindustria.
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