CORONAVIRUS
Cocktail e caffè a domicilio? Basta
Controlli della Polizia locale di Verbania sulle consegne di generi non indispensabili

Va bene farsi portare frutta, verdura, pane o carne. Passi la pizza.
Ma caffè, cappuccini, brioche, e addirittura aperitivi e cocktail a domicilio, non sono certo generi di prima necessità.
L’amministrazione comunale ha deciso un giro di vite contro la consegna a casa di prodotti non indispensabili.
La polizia locale sta già facendo i controlli per scoprire chi cerca di aggirare i paletti dei decreti allo scopo di continuare a lavorare, non più dietro il bancone ma raggiungendo i clienti a casa. E per chi sgarra, sono in arrivo sanzioni salate, fino alla sospensione dell’attività. Di multe, per ora, non se ne sono viste, ma il comandante della polizia locale, Andrea Cabassa, assicura che non si faranno sconti.
Basta navigare in Rete per imbattersi in una valanga di offerte di consegne a domicilio dei prodotti più vari (talvolta al di fuori dei confini comunali): formaggi, bistecche, ortaggi, ma pure gelati, torte, caffè, cappuccini, frullati, birre. E c’è pure chi propone cene complete, con tanto di cocktail per aprire o chiudere la serata.
Tutto lecito? Nessun dubbio per la spesa di alimentari: è sempre ammessa. E il resto? Il decreto sospende tutte le «attività di ristorazione (tra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie)», consentendo «la sola ristorazione con consegna a domicilio»; ma sul sito del Governo si legge anche che «tutti gli esercizi autorizzati alla commercializzazione e somministrazione di cibi e bevande possono consegnare a domicilio tali prodotti».
Da qui, probabilmente, la decisione di alcuni di proseguire l’attività solo con le consegne. Ma, seguendo la linea adottata per le attività sportive, il Comune è per l’interpretazione più restrittiva. «La ratio della norma è una: tutti devono stare a casa. Pensiamo a cosa succederebbe se tutti i bar facessero questo servizio: quanta gente avremmo in giro?», ribadisce l’assessore alla polizia locale Patrich Rabaini. «Il food delivery può continuare a farlo chi era già strutturato per farlo prima». Ad esempio, le pizzerie che portano a casa il cibo più amato dagli italiani. Ammessa anche la cena completa consegnata dal ristoratore. Già, perché è consentita solo l’attività di coloro che hanno la licenza per “ristorazione“, non per caffetteria o per pub.
E comunque, evidenzia il sindaco Silvia Marchionini, «al di là di ciò che è lecito, non è il momento di escogitare sistemi per uscire e proseguire attività che sono state chiuse. Serve il senso di responsabilità di tutti».
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