SCUOLA
I bambini e le loro paure
La psicologa: «È giusto parlare di ciò che stiamo vivendo»

Vedere i genitori tranquilli tranquillizza anche i figli. Sempre. Tanto più in un momento come quello che stiamo vivendo con l’emergenza e le ansie legate al Covid-19. Momento che potrebbe anche servire agli adulti per parlare ai loro ragazzi di un concetto come quello del lutto. Ma anche per ringraziarli per il senso di responsabilità che stanno dimostrando.
«L’atteggiamento per aiutare i nostri bambini e i nostri ragazzi adolescenti ad affrontare le paure legate alla situazione che viviamo in queste settimane – è il parere di Raffaella Pasquale, psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza – dipende molto dalle fasce d’età. I più piccoli, soprattutto, fino ai tre anni, si spaventano molto se vedono spaventati mamma e papà, come un po’ accade per tutti. La cosa migliore è vivere questo cambiamento mantenendo con i bambini ritmi e routine e tenendo sotto controllo soprattutto la loro esposizione al video».
In generale, per quanto riguarda invece i bimbi che frequentano già la scuola materna, «patiscono la lontananza dai loro amichetti e apprezzano molto il contatto con gli insegnanti vedendole in video e sentendole raccontare loro storie o ascoltandole cantare le loro canzoncine».
Il consiglio ai genitori dei più piccini è anche quello di non cambiare i ritmi di veglia e di sonno.
Le emozioni sembrano farsi sentire in maniera più forte «soprattutto – aggiunge Raffaella Pasquale – nei figli degli operatori ospedalieri che oltre alla distanza fisica sono più esposti al senso del lutto che questa cosa sta portando. Nei bambini più grandi e negli adolescenti è alta la preoccupazione anche per la salute dei nonni, con i quali il legame affettivo è forte, e dei quali soffrono la lontananza oltre alla paura che possano ammalarsi».
Interessante, nota la psicoterapeuta, è anche vedere il ruolo di scambio che soprattutto nei ragazzi delle medie e delle superiori si è invece instaurato con i loro docenti nella didattica via internet, dove spesso gli studenti hanno aiutato gli insegnanti nel prendere dimestichezza con i nuovi strumenti. E «dove l’utilizzo di un mezzo più congeniale ha permesso anche un coinvolgimento maggiore di chi era in una situazione più “emarginata”».
Ma le paure di lontananza e di pericolo che i più grandi sentono possono essere anche un momento di riflessione. «Possono aiutare ad aprire un discorso anche sulla morte – non nasconde Raffaella Pasquale – che è un po’ la negazione del nostro tempo: questi timori possono essere il momento per parlarne. Accanto alle rassicurazioni che si sta facendo tutto quello che possiamo per difenderci e curarci, mostrando anche le percentuali che ci dicono che molta è la gente che non si ammala e molta quella che guarisce».
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