LA MISSIONE
La scienziata tra i ghiacci
Il racconto di Giulia Castellani: da Capolago alla più grande spedizione scientifica nell’Artico

Si trova in un fiordo delle isole Svalbard, in Norvegia, in attesa della Polarstern, la nave della spedizione scientifica nell’Artico più grande nella storia dell’umanità.
La scienziata è varesina, Giulia Castellani da Capolago, e non è l’unica italiana nella missione che, in questo quarto gruppo di scienziati, ne ha altri tre italiani. Nessuno, però che partecipi al grande progetto di ricerca in nome e per conto dell’Italia. «E mi dispiace, davvero, tutto il mondo parla del Mosaic, cioè di questa immensa missione di ricerca nella regione artica, nel mio gruppo di lavoro ci sono quattro italiani e nessuno è lì per il nostro Paese».
Giulia che ha 34 anni appena compiuti, per la Germania, dove opera all’istituto Alfred Wegener per la ricerca marina e polare di Breverhaven. «Sulla Polarstern siamo in quattro italiani, due lavorano in Germania, compresa la sottoscritta, uno in Olanda e uno in America. Quindi siamo italiani ma non rappresentiamo l’Italia, purtroppo».
Uno sfogo che con la ricorrenza di ieri, 2 giugno, acquista un peso specifico particolare.
Per arrivare fino a qui, in Norvegia, in attesa della Polarstern, la città della scienza intrappolata tra i ghiacci e che ancora è “in ritardo” per recuperare il gruppo di scienziati ora in attesa su una nave in un fiordo, Giulia ha dovuto affrontare la quarantena prima di imbarcarsi e ripetuti tamponi per il Covid: lei e tutte le persone degli equipaggi sia delle rompighiaccio di trasporto verso la Stella Polare, sia del più grande laboratorio scientifico galleggiante.
Dalla missione precedente, il rientro è stato con un mese di ritardo i primi di aprile, in piena emergenza Covid. «A fine febbraio, ho cominciato a preoccuparmi per il coronavirus soprattutto per quanto stava avvenendo in Italia», racconta Giulia. Rientro rocambolesco in Germania: la nave ha recuperato gli scienziati sostituti da un altro gruppo, ma a causa del ghiaccio troppo spesso «la Capitan Drantsyn ha consumato più carburante del previsto per cui durante il viaggio di ritorno è stata raggiunta dalla rompighiaccio russa Makarov che ha portato carburante e, lo avevamo finito», racconta Giulia. Poi il rientro in Germania, i controlli e fino a pochi gironi fa la quarantena anti-Covid più rigida di quella degli astronauti prima di una missione nello spazio. Ora il viaggio verso la Polarstern è quasi concluso: il gruppo si è imbarcato una decina di giorni fa su due navi tedesche, la Maria S.Merian e la Sonne, in attesa della Stella Polare, ancora intrappolata tra i ghiacci.
Giulia Castellani sulla Stella Polare è stata in missione in totale per quattro mesi, altri tre e mezzo ora. Il prossimo cambio dovrebbe avvenire con il supporto della rompighiaccio cinese Xue Long tra luglio e agosto.
La scienziata varesina fa parte del gruppo che studia l’ecosistema. Fa carotaggi di ghiaccio per studiare il sistema microbico. Con estrema semplicità racconta: «Guardo quante alghe ci sono nel ghiaccio, perché queste alghe sono cibo per lo zooplancton, che poi è cibo per i pesci, che è cibo per gli uccelli e le foche, che sono cibo per gli orsi polari...».
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