CORONAVIRUS
«Un’esperienza terribile»
Il reumatologo Marco Broggini è ricoverato da oltre 50 giorni: «Ora sto da 8, a un certo punto temevo di non uscirne»

Ha ampiamente superato il cinquantesimo giorno di ricovero. Ne ha passati quindici in terapia subintensiva, ha combatutto contro problemi respiratori molto seri e oggi sta affrontando una lunga riabilitazione.
Il paziente è un reumatologo molto conosciuto, Marco Broggini, fino a qualche anno fa alla guida della Reumatologia dell’ospedale di Circolo.
Il coronavirus ha colpito anche il medico in modo molto pesante. Dopo il ricovero al Circolo (Prima in subintensiva poi in Penumo) oggi Broggini si trova in riabilitazione alla Maugeri di Tradate.
Come è cominciata la battaglia con il virus?
«L’inizio della malattia è stato subdolo, un po’ di stanchezza e di tosse e un esame radiologico del torace, negativo. Poi una sera ho avuto l’attacco drammatico del coronavirus, con difficoltà di respiro, febbre elevata e saturazione dell’ossigeno molto bassa».
Come ha affrontato, i primi giorni di ricovero? «È stato deciso di evitare l’intubazione, è cominciato il periodo della respriazione forzata e delle varie terapie farmacologiche. La respirazione forzata diventa a volte insopportabile, i sedativi e gli oppiacei alterano il seonso della realtà, con spunti allucinatori».
Capiva che cosa stava avvenendo attorno?
«In quelle condizioni percepivo i lamenti dei compagni di sventura e purtroppo a volte anche la fine di chi non ce l’ha fatta. Il personale era irriconoscibile a causa dei dispositivi di protezione, è stato un periodo molto difficile». La ripresa viene descritta come molto faticosa, da chi ha affrontato il coronavirus. È così? «L’allettamento ha provocato la scomparsa della mia muscolatura e ho avuto un calo ponderale di 14 chili. C’è stato un momento nel quale non riuscivo nemmeno a sedermi sul bordo del letto, la dipendenza dal personale infermieristico è totale: una situazione avvilente che mi porta ad avere una grande gratitudine per tutti gli infermieri, che vorrei abbracciare tutti con grande affetto».
Finalmente la situazione è migliorata...
«Le condizioni generali si stabilizzano, i tamponi diventano negativi e vengo trasferito in Pneumologia, dove cominciano i miglioramenti lenti ma significativi. Ora mi trovo alla Maugeri di Tradate dove, sotto il coordinamento del professor Antonio Spanevello, pratico esercizi per imparare a respirare ancora e ad allungare il respiro, inoltre svolgo allenamento ed esercizi per la muscolatura. Pensavo che avrei dovuto vivere con il respiratore, oggi invece sento che ce la farò...».
Che esperienza è stata, quella dell’infezione e del ricovero?
«Durissima. Ho sempre trovato medici, infermieri e fisioterapisti all’altezza e a loro va il mio sentito grazie. Poi nascono delle belle amicizie, quando ho avuto un vicino di letto abbiamo stretto una amicizia che prosegue, ci sentiamo spesso ancora oggi che lui è a casa e sta benone».
Come sta oggi?
«Mi sento da...8, se dovessi dare un voto. Penso alle tante persone che non ce l’hanno fatta e a quanti hanno sottovalutato il pericolo e il rischio che questa virosi comporta».
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