IL PROCESSO
«Farai lo chef sugli yacht». Ma è una truffa
Sborsa 6.500 euro per un corso fantasma: «Un imbroglio»

Sborsò oltre seimila euro per partecipare a corsi di formazione che poi gli avrebbero consentito di lavorare come chef sugli yacht. Ma le lezioni non si sono mai svolte e quindi gli attestati promessi non sono mai arrivati. E così il cuoco varesino ha deciso di denunciare il suo collega che lo aveva convinto ad aderire a una proposta che, sulla carta, appariva allettante.
TRENTASEIENNE A PROCESSO
Risultato? Il sedicente organizzatore, un trentaseienne di Agrigento, si è ritrovato a processo con l’accusa di truffa, reato per il quale il pubblico ministero Davide Toscani ha chiesto la condanna dell’uomo a sei mesi di reclusione, oltre a duecento euro di multa. La sentenza del giudice Rossana Basile arriverà la settimana prossima.
LA PROPOSTA E LA FIDUCIA
I due protagonisti della vicenda si conoscevano perché avevano lavorato insieme nel settore della ristorazione. Per questo il varesino si era fidato quando, nell’estate del 2021, il collega gli propose di partecipare a dei corsi finalizzati a ottenere gli attestati HACCP, quelli che certificano la formazione in materia di igiene e sicurezza alimentare. «Con quelli poi potrai lavorare sugli yacht», gli disse l’imputato, promettendogli un posto sicuro. Promessa che convinse il cuoco di Cadrezzate a versare 6.500 euro su due carte prepagate.
NESSUNA ISCRIZIONE
Ma in realtà - è poi emerso nelle indagini - non fu effettuata alcuna iscrizione. E i soldi non furono mai restituiti. Anzi, il siciliano avrebbe chiesto altri 140 euro per riconsegnare il denaro. Ecco perché l’avvocato Rosario Musolino, rappresentante della persona offesa - costituita parte civile -, ha proposto al giudice di trasmettere nuovamente gli atti alla Procura affinché valuti anche altre ipotesi di reato. Il legale ha chiesto un risarcimento di diecimila euro - oltre ai soldi persi, altri 3.500 euro per danni morali - e ha suggerito al giudice di subordinare la sospensione condizionale della pena all’effettivo pagamento dell’indennizzo (in altre parole, se non pagherà dovrà andare in carcere).
Il difensore, l’avvocato Angelo Morreale, ha invece chiesto l’assoluzione dell’imputato: a suo dire la storia non ha alcuna rilevanza penale, trattandosi di un’ipotesi di inadempimento contrattuale, quindi eventualmente di competenza del giudice civile.
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