IL PERSONAGGIO
«Così salvo la Nera di Verzasca»
Riccardo, 23 anni, e le sue centro capre: grazie al bando comunale aprirà una fattoria al Lago Delio

Non è così usuale sentire parlare di terra, di allevamenti di capre, di progetti sociali, da parte di ragazzi di poco più di 20 anni. Così quando capita, come nel caso del 23enne Riccardo Mocellin da Monvalle, si starebbe ore ad ascoltarlo mentre racconta la storia del suo centinaio di capre, della sua voglia di conquistare altra terra per le sue bestie, per progetti che affondano le radici nel sociale, di programmi per mantenere la propria vita, per crearsi un futuro fatto di sacrifici ma soprattutto di soddisfazioni.
Riccardo ha vinto un bando comunale a Maccagno con Pino e Veddasca per rimettere in piedi una struttura rurale al Lago Delio, trasformandola in una vera e propria azienda agricola specializzata nella conservazione della razza caprina Nera di Verzasca, specie locale in via di estinzione, arrivando ad allevarne minimo il 50% degli animali presenti in stalla.
«La passione per questi animali è innata -spiega Riccardo- Ho cominciato con due capre nel cortile del nonno già in giovane età fino a fare di questa passione un mestiere di vita dopo gli studi come operatore agro-ambientale. Fino ad arrivare a produrre a Besozzo due quintali di latte al giorno. L’esperienza di Maccagno è molto interessante, con un terreno a sbalzi, con tanto di rocce, che si presta all’allevamento di queste capre. Un altro fattore positivo è la possibilità di collaborare con aziende agricole come quella di Pian del Lares, già radicate sul territorio che promuovono un prodotto Dop unico come la Formaggella del Luinese».
L’allevatore vede nel “recupero” della Nera di Verzasca una vera e propria missione: «Se non le salviamo noi, chi deve farlo, l’allevatore bresciano? Questo animale è quello che meglio preserva il territorio montano da dissesti e incendi, contribuisce a mantenere l’ecosistema». Ma, come detto, il giovane non ha in testa solo l’allevamento delle capre e il recupero delle aree montane. C’è un progetto di agricoltura biologica per valorizzare i prodotti e inserirsi in nicchie di mercato maggiormente valorizzate, produzione di gelati e yogurt, mantenendo un’area dedicata all’accoglienza di gruppi e persone con le quali svolgere laboratori per valorizzare le produzioni montane e il rispetto per la montagna, in collaborazione con gli altri rifugi presenti sul territorio.
Asili e scuole entreranno a far parte di un percorso educativo con l’accoglienza di studenti delle scuole superiori di agraria in tirocinio, studenti in alternanza scuola-lavoro e ricercatori universitari nell’ottica di promuovere l’agricoltura montana.
Ma tutto questo ha un costo, non solo economico.
«Non mi piace lamentarmi - dice Riccardo -, sono felice di questa vita anche se è un po’ diversa da quella del resto dei giovani della mia età visto che alle 4.30 del mattino devo essere in piedi. Ho il sostegno della mia famiglia, delle persone a me care, credo in questo stile di vita e mi fa piacere ci credano anche istituzioni come il Comune di Maccagno con Pino e Veddasca».
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