L’INTERVISTA
«Che silenzio a Sanremo»
Il comeriese Vittorio Cosma dirigerà i Coma Cose al Festival: prime prove all’Ariston

È un altro dei grandi protagonisti varesini del Festival di Sanremo 2021, quest’anno nelle vesti di direttore d’orchestra per i Coma_Cose, il duo milanese in gara nei Big. Da Comerio a Sanremo, Vittorio Cosma pochi giorni fa ha fatto la prima prova al Teatro Ariston con la nuova scenografia, dopo aver terminato le prove a Roma per una prima lettura orchestrale. Cosma è tastierista, produttore, compositore, legato a gruppi come Gizmodrome, Elio e Le Storie Tese e Deproducers. Ha ideato (con Silvio Aimetti) il Festival Microcosmi di Comerio.
Com’è questo Ariston decisamente diverso?
«La prima cosa che mi ha colpito è stata la mancanza di orde di persone dietro le quinte, davanti all’Ariston e ovunque. Eravamo abituati ad avere discografici, giornalisti, gente per strada. Adesso ti incontri al volo solo con gli artisti che hanno appena finito, l’altro giorno ho visto Fedez con Francesca Michielin e Noemi. E anche l’amico storico Max Gazzè: ci conosciamo da 20 anni e ci veniva spontaneo abbracciarci ma non si poteva, ci si saluta al massimo solo col pugno o con un colpetto di gomito».
E l’impatto con la scenografia?
«Decisamente futuristica, ricorda i film di fantascienza, lo spazio. Con una battuta direi che è azzeccata per me, visto che richiama il cosmo e io mi chiamo Cosma».
Com’è lavorare con i Coma_Cose?
«Sono dei professionisti, già abituati ai palchi. Portano tranquillità e armonia, sono bravi e fanno musica pop intelligente».
Come trova il cast di quest’anno?
«Rispecchia la realtà della musica italiana, è orientato verso i giovani ma non più verso i talent. Possiamo definirlo la Nouvelle vague della musica italiana. Sanremo si è aperto al Paese che consuma musica».
Tanti visti a Sanremo sono passati prima dal Festival Microcosmi a Comerio...
«Riccardo Sinigallia, Motta, Levante, Pacifico. Tanti artisti della musica indipendente cui si sono associati nomi noti al grande pubblico come Enrico Ruggeri o Eugenio Finardi. Contiamo di riportare il Festival il prossimo anno».
In quest’anno di stop ai concerti a cosa si è dedicato?
«Ho ripreso a fare il produttore, un aspetto che ultimamente avevo vissuto un po’ meno. Ora sono produttore per gli Eugenio in Via di Gioia, con loro c’è una sintonia nata al Dopofestival l’anno scorso e mi hanno anche chiesto un supporto per il tour. Sono giovani, hanno 25 anni, dicono qualcosa, hanno un’urgenza. Hanno tanta energia ma non sono superficiali. Lavorando molto con i ragazzi mi sento un po’ come se applicassi l’arte della maieutica».
Tra i giovani ha scoperto altri talenti?
«C’è un beatmaker bravissimo, Duffy, solo 19 anni. E poi gli stessi produttori dei Coma_Cose, i Mamakass, fanno musica elettronica».
E lei che spunti offre ai ragazzi?
«Consiglio di vedere film, per esempio “American Beauty” o quelli di Kubrick. E di leggere: mi ha colpito molto “Utopia per realisti: come costruire davvero il mondo ideale” del sociologo - poco più che 30enne - Rutger Bregman».
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