L’APPELLO
Crenna: «Il centro storico muore»
Saracinesche giù e cartelli: «Cedesi attività». La tenacia di un’esercente: qui da trent’anni, salviamo questo bellissimo quartiere

Il negozio di alimentari in piazza Repubblica ormai ha chiuso da tempo, la Banca Popolare da circa un mese, che sta succedendo al centro storico di uno dei rioni storici più amati ma, nello stesso tempo, anche più controversi della città?
«Sta morendo», è la triste constatazione di Sara Camozzato, da trent’anni in via Pascoli con il suo negozio di parrucchiera. «Dopo trent’anni di attività mi sento ormai crennese anch’io. Non lasciate che questa bellissima Crenna, bellissima non lo possa essere più».
Le selvagge realtà
In una lettera al giornale, l’esercente mostra tutta la sua passione per un territorio che conserva alcuni gioielli «come il castello, con le sue mura, la sua torre, la sua storia che ti lascia sempre stupita per la bellezza», la boschina, «polmone verde», il panorama con «lo sguardo che domina su tutta la città» e tanto altro ancora. Un paradiso. Peccato che «i piccoli e storici esercenti come me, con la qualità che ci contraddistingue, sono soffocati e disorientati dalle nuove selvagge realtà». Il riferimento è all’area di via Monte San Martino dove le attività sono sbucate come funghi, spostando la vita commerciale del quartiere. «Da un piccolo ma stupendo centro di Crenna siamo diventati la periferia delle periferie, di cui si ricorda l’esistenza solo la burocrazia e gli enti che la gestiscono, che piano piano tendono a soffocare invece di incentivare e ravvivare».
Crisi del commercio e paura
È una battaglia dura da condurre. C’è chi accusa gli stessi negozi che non si rinnovano e chi, invece, mette nel mirino gli affitti delle superfici commerciali, rimasti troppo alti rispetto agli incassi che possono consentire. Sta di fatto che, passando per il rione, sono troppe le saracinesche abbassate. Nel comparto immobiliare di via Pascoli, dove ci sono le poste e dove è posizionato anche Artemoda Sara, ci sono negozi chiusi e vetrine ormai spente, tanto che esiste pure un problema di sicurezza nelle ore serali. Senza evocare l’efferata rapina del 1996 alla tabaccheria quando perse la vita il diciannovenne Eugenio Milani, c’è paura soprattutto fra gli anziani a uscire di casa e pure gli esercenti, quando escono dal negozio, devono guardarsi le spalle. Un quadro preoccupante sul quale s’innesta la crisi del commercio. Bar, pasticceria e pizzeria hanno chiuso un po’ di tempo fa e pure il panettiere ha fuori il cartello con scritto “Cedesi attività”. Se non verrà trovato chi subentrerà agli attuali proprietari, in primavera il negozio sarà chiuso.
Uno schiaffo simbolico
«Le piccole attività sono le realtà che tengono vivi e pulsanti i cuori dei paesi, dei rioni, dei piccoli borghi», fa notare Camozzato. «Rifiuto il sentir dire: “Tanto ormai”. È come ricevere uno schiaffo simbolico, a chi come me si prodiga a migliorarsi ogni giorno, perché il “tanto ormai” siamo tutti noi, nessuno escluso, con le nostre scelte che facciamo in ogni momento». Non bisogna mai darsi per vinti. Questo è l’appello della titolare di Artemoda Sara. «Occorre mantenere vivo il bellissimo borgo di Crenna». Le sue parole non possono rimanere inascoltate.
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