Cuasso al Monte a pieni polmoni
Centro regionale di riabilitazione pneumologica nell’ospedale più chiacchierato della provincia

Primo: non chiude. Secondo: non viene venduto. Terzo: diventerà un centro unico in regione. L’ospedale di Cuasso sarà un polo riabilitativo pneumologico che non attrarrà soltanto i 72mila cittadini bacino d’utenza della Valceresio. L’obiettivo è che i pazienti di tutti i comuni dell’Ats Insubria «ma anche da Mantova piuttosto che dall’altro capo della Lombardia, arrivino fino a qui per farsi curare».
A dirlo è Emanuele Monti, presidente della commissione terza Sanità della Regione, che da un anno lavora al progetto. «E ora siamo al 90 per cento, siamo vicini a concretizzarlo», dice a Prealpina il consigliere regionale leghista.
L’obiettivo è di aprire un ospedale orientato al recupero delle funzioni respiratorie. Certo si parte dal Covid, ma non solo. Oggi in Lombardia per il 92 per cento i centri di riabilitazione respiratoria sono collegati a strutture private accreditate. Sulle montagne della Valceresio, a due passi dalla Svizzera, l’ospedale è e rimarrà pubblico. Collegato all’Asst Sette Laghi (di cui è uno dei sette ospedali) ma con una vocazione regionale. E con il coinvolgimento diretto dell’Università dell’Insubria. Ricerca e centro universitario: «Bisogna promuovere un rilancio che sia sostenibile nel tempo - spiega Monti -, con un progetto che abbia decenni di sviluppo davanti». I riflettori si sono accesi: i vertici regionali sono intenzionati a chiudere la partita. Si vocifera di più incontri tecnici e di un diretto coinvolgimento del presidente Attilio Fontana e della vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti. «La mia richiesta al governatore è che possa aiutare in tutti i modi possibili a fare partire la macchina per tagliare presto il traguardo», auspica Monti. A un progetto di fattibilità si lavora da mesi. Anche e soprattutto per sostenere economicamente l’impresa. E tre sono i canali di finanziamenti individuati. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza); il fondo “rotativo per l’edilizia sanitaria”; i fondi regionali. Tramontata l’ipotesi della vendita: il bando per la manifestazione di interesse senza fare perdere la vocazione sanitaria della struttura e nonostante alcune visite guidati di ipotetici acquirenti, non ha portato a una svolta nelle trattative. In quel periodo, l’esplosione della pandemia. E la “riconversione” della struttura dove sono stati curati fino a giugno dello scorso anno 160 pazienti non più in fase acuta, dopo essere stati colpiti dal coronavirus.
L’attenzione della Regione per l’ospedale in cima alla montagna si è riaccesa nel 2019, dopo anni di discussione e nascita di comitati a difesa dei lavoratori e del servizio sanitario (80 i dipendenti prima del Covid, 29 i posti letto). La direzione dell’Asst Sette Laghi, con il direttore generale Gianni Bonelli, ha riproposto la questione del futuro sostenibile dell’ospedale che è edificio storico, il nucleo originario è del Seicento, che è patrimonio arboreo (con un parco di 183 ettari) ma che è anche un impegno economico ingente. Mantenere aperta, seppure al minimo, la struttura, costa almeno 4 milioni di euro l’anno. Ora, a Cuasso e in Valle, si è riaccesa la speranza che il presidio ospedaliero pubblico venga mantenuto. Il primo a esultare e a confidare che il progetto vada in porto è il sindaco di Cuasso, Franco Ziliani: «Ora abbiamo un gran bel motivo per essere fiduciosi».
© Riproduzione Riservata