CUASSO
L’ospedale è in vendita
Vocazione sanitaria garantita dalla Regione. Monti: «Basta sprechi»

Ci sono voluti parecchi lustri, studi, valutazioni e progetti, rimasti nel cassetto. Ci sono voluti confronti, scontri e ripensamenti, ma alla fine la decisione è stata presa.
L’ospedale di Cuasso al Monte viene ceduto. La gestione sarà affidata ad altri enti o società ma non sarà più direttamente collegata all’Asst Sette Laghi che di ospedali ne ha sette sul territorio e che da molto tempo culla l’idea di una trasformazione del presidio che sorge in montagna, immerso in un parco spettacolare a 773 metri di altitudine.
«Entro la fine dell’anno sarà confezionato un bando per la manifestazione di interesse aperta a chiunque voglia rilevare l’ospedale di Cuasso».
L’annuncio, tanto temuto quanto atteso, è di Emanuele Monti, consigliere regionale varesino della Lega e presidente della commissione terza Sanità della Regione Lombardia.
E proprio dalla Regione, a capo della quale c’è Attilio Fontana, varesino anch’egli, ex sindaco del capoluogo e che ben conosce la situazione di Cuasso, arriva il progetto di garantire una vocazione diversa a quella enorme struttura che divora soldi pubblici in costi spropositati di manutenzione e gestione.
«Il presidio non verrà perduto». Enti, aziende o società che si faranno avanti dovranno infatti proporre una delle tre tipologie di sviluppo: «Sanitario, sociosanitario o assistenziale». Insomma l’ospedale non diventerà un casinò e nemmeno un parco giochi.
«È il tempo delle decisioni, bisogna prenderle, nessuno può permettersi di sprecare soldi pubblici e la comunità della Valceresio, e non solo, tutto il grande bacino d’utenza della zona - continua Monti - , hanno il diritto di avere una sanità che sia al top e all’avanguardia con le linee guida regionali».
E ancora: «Voglio rassicurare i cittadini, i sindaci e i comitati: grazie anche al potenziamento dei Presst e dell’offerta ambulatoriale, il legame tra offerta sanitaria e territorio sarà sempre più forte».
Studi epidemiologici e di evoluzione sociale e sanitaria da una parte, contatti con esperti giuristi e legali per definire le ipotesi di formula di cessione (in Regione il termine vendita non piace), supervisione diretta della Regione e pianificazione con l’Ats Insubria sulla futura destinazione del complesso.
«Sarà una azione calibrata e a step, per i cittadini del territorio un valore aggiunto». Gli scenari? Una struttura privata accreditata che offra servizi sanitari, piuttosto che una casa di cura o un centro di riabilitazione.
Per ora, ipotesi. Le certezze, sono invece quelle attuali: un ospedale caratterizzato da spazi immensi vuoti e destinati inevitabilmente al degrado.
Con spese immense e almeno 4 milioni di euro l’anno che non tornano, nei forzieri di Villa Tamagno, quartier generale di Varese della direzione dell’Azienda sociosanitaria territoriale. Dunque la struttura uscirà dalla sfera diretta della gestione dell’Asst.
Ieri riunione ai vertici in Regione. Il direttore generale Gianni Bonelli, a meno di un anno dal suo insediamento, ha confezionato un progetto presentato all’assessorato al Welfare (coordinato da Giulio Gallera) per sciogliere un nodo di gestione sanitaria ed economica che finora era stato impossibile allentare. Da una parte comitati e sindaci e Comunità Montane in difesa del presidio, la necessità di tutelare e dare sicurezza sul fronte sanitario alla valle. Dall’altra servizi e reparti chiusi, spazi immensi vuoti e dunque costosi, votati all’inevitabile, con soldi pubblici gettati al vento.
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