TRAGEDIA IN FUNIVIA
Da Modena a Verbania per dire: «Ergastolo»
Via agli interrogatori di garanzia. Ex poliziotto della Digos manifesta davanti al carcere

È l’unico, stamattina, sabato 29 maggio, a manifestare con un cartello in mano a pochi passi dal carcere di Verbania, dove sono rinchiusi Luigi Nerini, amministratore della società Ferrovie del Mottarone, Enrico Perocchio, direttore del servizio e Gabriele Tadini, capo operativo. Tutti accusati di essere i responsabili della tragedia avvenuta domenica scorsa e costata la vita a 14 persone.
Un uomo solo che ha destato la curiosità delle decine di giornalisti presenti all’ingresso del carcere e in attesa di strappare una battuta al gip Donatella Banci Buonamici e alla procuratrice del Tribunale di Verbania, Olimpia Bossi, che proprio in queste ore interrogheranno i tre indagati.
Dunque, da Modena a Verbania per chiedere lun ergastolo, anzi tre. Con la premessa «se colpevoli», vergata su un manifestino di cartone, a lettere nere, «perché è il colore del lutto».
«Mi chiamo Ermen Ferrarini - dice il manifestante solitario -, ho svolto per trent’anni servizio nella polizia di Stato e sono partito alle 5 di stamane da Modena per chiedere il massimo della pena a chi sarà ritenuto responsabile della tragedia che ha provocato le 14 vittime, lasciando anche orfano di entrambi i genitori un bambino di 5 anni».
Perché chiedere l’ergastolo?
«Perché al massimo, se saranno ritenuti colpevoli e lo sottolineo perché sono garantista, finirà che gli daranno 15 anni. E questo non sarà giusto perché quello che hanno combinato merita una punizione molto più severa».
Chi è Ermes Ferrarini?
«Un ex poliziotto - racconta lui - oggi libero professionista nel campo della sicurezza. Ho svolto servizio alla Digos di Milano dal 1969 al 1982, vivendo in prima persona gli anni di Piombo e avendo anche l’onore di scortare l’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini».
Sta manifestando da solo. Anzi è l’unico...
«Sì, perché? Avrei dovuto farmi pubblicità? Io sono un cittadino italiano e manifesto in ciò per cui credo: la giustizia».
Neppure il tempo di finire la frase e - alle 9.32 - al carcere pallanzotto arriva Olimpia Bossi, la procuratrice del Tribunale di Verbania. Ovvero la magistrata che coordina le indagini sulla tragedia di domenica scorsa. La donna che sta lavorando per dare un senso compiuto alla parola giustizia.
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