TRAGEDIA IN FUNIVIA
«Hanno ammesso». Interrogatori venerdì
La procuratrice Olimpia Bossi: «Manomissione per evitare il blocco dell’impianto. Fatto gravissimo». Nerini, Perocchio e Tadini già in carcere

I tre fermati «hanno ammesso» le loro responsabilità e ora si trovano in carcere, a Verbania, dove venerdì 28 maggio avverrà, per ciascuno di essi, l’interrogatorio di garanzia col gip Donatella Banci.
È stata stamane, mercoledì 26 maggio, la procuratrice della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi - che ha parlato di «sviluppo molto grave e inquietante» - a confermare l’ammissione delle gravi responsabilità nello schianto della funivia Stresa-Mottarone, avvenuto domenica 23 maggio, e per adesso riconducibile a Luigi Nerini, 56enne di Baveno, proprietario della Ferrovie del Mottarone, al direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e al capo servizio Gabriele Tadini.
Per la coordinatrice delle indagini a provocare l’attivazione dell’impianto d’emergenza, dopo la rottura del cavo trainante, è stato un «gesto consapevole» nella mancata rimozione della forchetta che disattiva i freni d’emergenza, per evitare un blocco manutentivo. Il sistema inoltre «presentava delle anomalie» che avevano portato a diversi incidenti ed erano stati effettuati numerosi interventi, ma non risolutivi».
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