NOTE IN VIAGGIO
Da Vengono al Brasile: sconfinata armonia
Ars Cantus, 38 anni di eccellenza musicale e su YouTube 47 milioni di contatti: un’estate da applausi

Sono diecimila i chilometri di distanza tra Varese e Florianópolis, capitale dello Stato di Santa Catarina, nel Sud del Brasile. In aereo sono quindici ore di volo ma con la musica la distanza si accorcia. Perché la musica ha anche questo potere: unire mondi lontani, facendo incontrare persone che non si conoscevano. Quest’estate, Giovanni Tenti e il suo Ars Cantus Ensemble hanno compiuto una tournée di oltre due settimane a Florianópolis e in alcune città dei dintorni, portando la provincia di Varese dall’altra parte dell’Oceano. È una storia lunga quella di Ars Cantus, cresciuta grazie a un direttore a cui non manca certo la tenacia.
LA TELEFONATA A MORRICONE
Nel 1993 ebbe il coraggio di telefonare al riservatissimo Ennio Morricone per chiedergli il permesso di arrangiare le sue musiche da film: «Le mie partiture non le faccio vedere nemmeno a mio figlio Andrea - si sentì rispondere - però se vuole provare senza avere le partiture sott’occhio lo faccia pure, poi mi mandi una cassetta e deciderò se darle l’autorizzazione a usarle». L’autorizzazione, alla fine, arrivò.
NOTE D’OLTREOCEANO
«Questa tournée brasiliana è nata - confida il Maestro durante un incontro nella sua abitazione di Venegono Inferiore, che funge anche da studio e da sala prove - da una telefonata ricevuta nel 2022, quando venni contattato dall’Università (IFSC) di Florianópolis, che al suo interno ha anche un Dipartimento musicale, il corrispettivo dei nostri conservatori. «Abbiamo visto i vostri video su Youtube e siamo rimasti colpiti - mi disse Irineu Melo, direttore del Coro e dell’Orchestra dell’IFSC -. Sarebbe disposto a tenere in Italia dei corsi di direzione per alcuni nostri allievi?». Prima di allora non mi era mai passato per la mente di aprire dei contatti con il Brasile e nemmeno sapevo dove si trovasse Florianópolis, una città di mezzo milione di abitanti, metà su un’isola l’altra metà sulla terraferma. Accettai la proposta, ospitando per tre settimane cinque allievi del corso di direzione di coro e direzione d’orchestra. L’anno successivo sono andato a mia volta in Brasile, lavorando per tre settimane con gli allievi dell’Università. Da qui è nata la tournée: siamo partiti in una quindicina di coristi, compresi Mattia Borella, che è anche sassofonista, e mia figlia Chiara, che è musicista e canta da solista, anche se nella vita fa tutt’altro, essendo laureata in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano e in Economia all’Insubria di Varese».
Come è andata?
«Un’esperienza indimenticabile, anche perché tutto è stato organizzato alla perfezione, grazie al sostegno di alcuni importanti sponsor privati brasiliani. Abbiamo cantato nelle chiese, nei teatri, all’aperto, perfino nella libreria del centro commerciale di uno sponsor. A Santa Paulina, città a nord di Florianópolis, ci siamo esibiti in un enorme Santuario davanti a seimila persone... In Brasile ne ha parlato anche la TV. In questo momento sono più conosciuto là che in Italia».
Quale repertorio avete presentato?
«Avevamo quattro programmi diversi per ottetto vocale, tutti costruiti alternando brani rinascimentali - per esempio di Luca Marenzio - a trascrizioni di pagine di musica leggera, da Lucio Battisti ai Matia Bazar. Il nostro repertorio, infatti, è assai vario: facciamo la musica che ci tocca dentro e che possa comunicare qualcosa a chi ci ascolta. Sono stato io stesso ad accompagnare il coro al pianoforte, quando c’era. Perché in alcune chiese abbiamo dovuto usare una tastiera elettronica».
Ritornerete in Brasile?
«Ritornerò io, il prossimo anno, per dirigere l’Orchestra dell’IFSC con altri quattro direttori in occasione del 25esimo anniversario della sua fondazione. E poi ho un sogno…».
Lo vuole raccontare?
«È un progetto di interscambio tra l’Ars Cantus Ensemble e l’Università di Florianópolis, creando un coro in cui cantino insieme coristi brasiliani, spostandoci da un continente all’altro via mare: un giorno forse riusciremo a realizzarlo».
Fino alla pandemia, Ars Cantus era un’orchestra e un coro, adesso è rimasto solo il coro: che cosa è accaduto?
«È accaduto che la palestra del nostro paese, Venegono Inferiore, dove facevamo le prove, è rimasta chiusa per lavori di ristrutturazione che non si sono ancora conclusi. E poi tenere in vita un’orchestra con 70-80 musicisti fissi in organico, più gli aggiunti, è complicato, se pensa che in quasi quarant’anni abbiamo realizzato oltre 700 concerti tutti a pieno organico, con coro e orchestra insieme, affrontando pagine come la Nona sinfonia di Beethoven: a me non piace fare le cose facili...».
Lei ha iniziato come pianista: come è arrivato alla direzione corale e alla direzione d’orchestra?
«All’inizio degli Anni Ottanta ero il pianista del sestetto I solisti lombardi, poi spinto dai miei insegnanti, mi sono diplomato in organo, composizione e direzione di coro e d’orchestra. Quando mi sono lanciato nell’avventura di Ars Cantus ho lasciato la carriera di pianista e l’insegnamento in Conservatorio, perché con una media di 20-30 concerti all’anno non avevo tempo per altro. L’organo, però, ho continuato a suonarlo, qui a Venegono Inferiore, tutte le domeniche alla messa delle 18. Lo suono da quando portavo i calzoni corti, e spesso al mio fianco ci sono i coristi di Ars Cantus Ensemble: in tutto questo tempo non sono quasi mai mancato. Se mi guardo indietro sono cinquant’anni secchi che faccio il musicista».
Quanto è difficile portare avanti un coro oggi?
«Per noi non è così difficile, perché non fatichiamo a trovare coristi: pensi che durante la pandemia, in molti si sono presentati chiedendo di poter entrare nel gruppo. Inoltre tutti i nostri coristi, chi più chi meno, sanno leggere la musica e questo per un coro è fondamentale».
I prossimi appuntamenti di Ars Cantus Ensemble?
«Sabato 27 settembre a Milano 3, nella Chiesa Parrocchiale di Gesù Salvatore, mentre il 19 dicembre faremo il nostro concerto di Natale, nella Chiesa dei Cappuccini, in viale Borri, a Varese. E il 10 gennaio canteremo qui a Venegono, per augurare un buon anno in musica».
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