LE INDAGINI
Delitto Bossi: «Il coltello è stato gettato lì»
Oggi nuovo sopralluogo nel posto indicato agli inquirenti. Michele Caglioni e Douglas Carolo, accusati dell’omicidio di Cairate, sono in carcere dal 28 febbraio

Che fine ha fatto il coltello con cui venne ucciso Andrea Bossi? I carabinieri lo cercano dal 28 febbraio, e oggi, martedì 20 agosto, ci sarà l’ennesimo sopralluogo, quello che potrebbe portare alla svolta. Perché, a quanto pare, qualcuno avrebbe fornito indicazioni più precise sul luogo in cui l’arma sarebbe stata gettata nella notte tra il 26 e il 27 gennaio.
FUOCHINO
Dunque questa mattina gli inquirenti e gli avvocati di Douglas Carolo e Michele Caglioni - in carcere da poco meno di sei mesi - faranno una ricerca mirata, molto più precisa della caccia al tesoro condotta finora. All’inizio di agosto infatti i militari avevano già scandagliato l’area in questione con il metal detector ma senza esito.
L’importanza dell’arma ai fini investigativi si comprenderà solo dopo l’eventuale rinvenimento. Troppi mesi sono trascorsi per sperare di ricavarne tracce biologiche, meno ancora impronte digitali. Se l’obiettivo è comprendere chi dei due giovani abbia sferrato il fendente mortale non è scontato che sarà centrato. Potrebbe però contribuire a stabilire un valore di attendibilità alle dichiarazioni rese dagli indagati che, come è noto, si rimpallano la responsabilità della coltellata raccontando versioni antitetiche.
RIGETTO
Due settimane fa l’avvocato Ferruccio Luigi Servi, difensore di Caglioni, ha presentato richiesta di accesso ai contenuti dei cellulari che gli inquirenti stanno analizzando da metà luglio ma l’istanza è stata respinta: gli atti sono ancora tutti secretati. Oltre agli smartphone di Caglioni e Carolo gli investigatori stanno analizzando i due cellulari dell’amico da cui i ragazzi si recarono la notte del delitto e quello della fidanzata di Caglioni: due personaggi molto legati agli indagati, con i quali potrebbero aver condiviso il segreto di ciò che accadde davvero in via Mascheroni.
Perché Michele già il giorno dell’arresto (lo scorso 28 febbraio) dichiarò di essere salito nell’appartamento di Bossi a cose fatte. Varcando la soglia avrebbe trovato il cadavere ai suoi piedi e da quel momento Douglas avrebbe iniziato a minacciarlo e a ricattarlo. Dopodiché Michele fece trovare agli inquirenti le scarpe sporche di sangue corrispondenti all’impronta isolata sulla scena del crimine, alcuni dei gioielli sottratti ad Andrea dopo il delitto, di cui non si erano ancora sbarazzati e gli indumenti che indossavano quella sera. Douglas, che è difeso dagli avvocati Vincenzo Sparaco e Giammatteo Rona, parlò solo ad aprile, contestando la ricostruzione dell’amico: «L’ha ucciso Michele e io non ho potuto fare niente per evitarlo, è stato tutto improvviso»..
SCONFORTO
Ha attraversato momenti di smarrimento Douglas Carolo: in carcere avrebbe compiuto un gesto autolesionistico lieve ma abbastanza serio da collocare il ventenne sotto sorveglianza. Il peggio ora sembra passato ma l’attenzione su di lui, come anche su Michele, è sempre molto alta.
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