L’INCHIESTA
Delitto Maltesi, la telefonata dell’ex e il raptus
Nuovi dettagli nelle indagini sull’omicidio di Carol

Una telefonata, quella dell’ex compagno che chiedeva informazioni sull’imminente trasferimento di Carol Maltesi a Verona. Questo avrebbe scatenato la follia omicida di Davide Fontana. Lo spiega il gip Stefano Colombo nella rinnovazione della misura cautelare chiesta dal pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra. Quella telefonata la mattina del 10 gennaio interruppe il video che la ragazza stava girando con Davide Fontana.
Per consentirle di rispondere al padre di suo figlio, Fontana le tolse il sacco dalla testa, le slegò il corpo dal palo della lap dance che la ventiseienne aveva in camera da letto.
Chiusa la comunicazione, a Fontana rimbombavano i progetti della giovane, l’idea di perderla, il senso di abbandono. Lei si fidava del suo manager, ex fidanzato e vicino di casa. E lui l ’ha tradita. Come ammesso agli inquirenti, Fontana iniziò a colpirla con un martello lungo tutto il corpo, intanto la telecamera riprendeva. Come fosse un messaggio subliminale, nella sua mente riecheggiava solo «Verona». «Non so cosa sia successo», ha spiegato il quarantatreenne bancario agli inquirenti, di certo c’è che le fracassò la testa con almeno tre martellate. E poi la sgozzò con un coltello giapponese recuperato in cucina, al piano inferiore dell’abitazione di via Melzi. Lo ricostruisce il gip Colombo a cui - dopo la trasmissione degli atti da Brescia a Busto Arsizio - il pubblico ministero ha chiesto la rinnovazione.
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