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Fabrizio Cotognini e il concetto di trasformazione
La personale si snoda attraverso il tema della trasformazione. Oltre 90 opere realizzate apposta per la mostra alla Building

«Transitum» (a cura di Marina Dacci, fino al 19 luglio), alla Galleria Building di Milano, è la personale dedicata alla eclettica ricerca artistica di Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983, vive e lavora a Civitanova Marche); presenta una vasta selezione di oltre 90 opere realizzate appositamente per la mostra. Microfusioni, sculture, installazioni e disegni, alcuni realizzati su incisioni del XVIII, sviluppano un immaginario che “attinge al repertorio dell’incisione antica, dell’alchimia e della mitologia classica”; si mischiano alla memoria cinematografica per dare vita a una sorta di “messe in scena del disegno stesso”. La personale si snoda attraverso il tema principale della ‘trasformazione’, idea che lega a sé i concetti della memoria, dell’identità, della conoscenza ma anche della coscienza. Quest’idea è incarnata in un’opera, Hybridatio Mundi (2024-2025): una composizione di piccoli bronzi raffigurante uno stormo di uccellini disposta negli spazi interni ed esterni della galleria; : quasi metaxù che colma l’intervallo tra cielo e terra, tra umano e divino. Al piano terra, il classico binomio natura-cultura è articolato con un confronto tra la microfusione Alveare (2025) con La Casa dell’Arte (2025), un plastico che riproduce la Galleria. Distopie, serie di opere che manipolano incisioni del secolo XVIII, accostano architetture classiche con il loro sfruttamento consumistico. La trasformazione come “identità multipla” prende forma nel ciclo di ritratti di varie personalità dal titolo Who is Christian Rosenkreutz (2024). Al primo piano lo spettatore è chiamato a confrontarsi con l’installazione teatrale dedicata al dramma wagneriano Parsifal. Il teatro, elemento-concetto portante e “chiave fondamentale” della ricerca artistica di Cotognini, va “inteso non solo come spazio fisico ma come paradigma conoscitivo. strumento critico per mettere in discussione la linearità del tempo, l’illusione della rappresentazione”. Conclude la personale un gruppo di opere diverse, che tra macchine ottiche, fusioni e Mappe celesti(2025) connettono la ‘trasformazione’ a memoria e immaginazione.
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