CORONAVIRUS
La sfida di Fagnano
Come il paese affronta l’emergenza: il focus sulla nostra provincia
Un ragazzo annoiato in sella al motorino spento pedala facendo i giri in tondo fra il cortile del palazzo e la strada. Una mamma e le figlie sono sedute sul balcone a prendere aria. Fanno da cornice a via Pasubio a Fagnano Olona, dove la scuola elementare Orrù è chiusa. Ma c’è il custode a prendersi cura dell’edificio.
«Sto dipingendo la recinzione, quando i bambini torneranno la scuola sarà accogliente», spiega l’uomo alzandosi fra una pennellata di tinta bianca e l’altra dove sta sistemando il cancello secondario. Sembra Ferragosto in questa Fagnano Olona deserta per necessità di distanziamento sociale. L’incontro con il coronavirus avviene davanti alla bacheca delle affissioni comunali dove spicca l’avviso del consiglio comunale coperto da un foglio A4 incollato su cui si legge: «Considerato l’evolversi della situazione epidemiologica da Covid-19 in atto è rinviato a data da definirsi».
LA CODA ALL’EDICOLA
Neppure il tempo di metabolizzare e, girando lo sguardo in direzione dell’edicola c’è una coda. Si entra uno alla volta e le persone stanno distanti. Ben più di un metro. Oltre la porta aperta c’è Roberto Pin. Il suo sorriso si vede dietro la mascherina che indossa. Rassicurante ogni giorno apre l’edicola. «Ci siamo, il servizio è importante. Ho tanti anziani ai quali ogni giorno consegno il giornale. Per loro è un appuntamento irrinunciabile e ci vado volentieri» spiega: «Continuiamo finché si potrà. Ogni giorno è una scommessa: aprire è un segnale che ci siamo, è importante per la comunità. Inoltre possiamo vendere quaderni, penne, pennarelli per i bambini, ne hanno bisogno».
È pensando a loro che Roberto si commuove e la voce si incrina: «A me i piccoli sono sempre piaciuti. E sono proprio i bambini a mancarmi in questo momento. Li vedevo ogni giorno andare a scuola, correre, ridere e portare gioia. Mi mancano tantissimo», sospira: «Spero che tornino presto». Bisogna poi tagliare corto che ci sono persone in coda che aspettano di entrare.
UNO PER VOLTA
Così come quelle fuori dal tabacchi accanto. I titolari hanno dovuto affiggere il cartello “Si entra uno alla volta”.
«Bisogna essere prudenti», dice Caterina Messana: «Cerchiamo di farci forza. Queste giornate ce le ricorderemo». Sono le vetrine illuminate a creare un contatto con la vecchia vita di tutti i giorni. Dai cortili chiusi si sentono i bambini giocare. Dalle finestre sventolano il Tricolore e gli striscioni arcobaleno con le scritte “Andrà tutto bene”.
Arrivati in centro paese, c’è il deserto. Si incontrano gli agenti della polizia locale che verificano il rispetto delle disposizioni del decreto del Governo.
IN PANIFICIO E IN FARMACIA
Nel cuore del paese, davanti al panificio Belsito c’è un piccola coda. «Non possiamo lamentarci, lavoriamo con tutte le precauzioni. Siamo contenti di poter aiutare: prendiamo le consegne al telefono e se necessario facciamo anche un po’ di spesa agli anziani. Non è il momento di tirarsi indietro e bisogna essere generosi», racconta Mariarosa Belsito.
«Quando ci chiamano chiedendo pane, prosciutto e un po’ di carne macinata, io vado dal macellaio a prendere quello che ci manca. Dove non arriviamo noi, chiediamo aiuto ma tutti insieme ce la faremo. Stringiamo i denti: mio figlio Oreste la notte fa il pane. Al mattino preparo tutti i sacchetti e lui inizia il giro di consegne, non si lascia indietro nessuno».
Il servizio di consegna è gratuito. Arrivati davanti al castello visconteo sede del Comune si rompe il silenzio innaturale che fa da colonna sonora a questi giorni: si sentono gli uccelli cinguettare mentre si fa la coda in farmacia.
«Lavoriamo senza sosta per dare il nostro sostegno. Bisogna esserci e andare avanti, aiutare le persone», sottolineano le farmaciste impegnate mentre prendono nota dei tanti ordini via whatsapp. E prima di chiudere, alle 12.30, una delle farmaciste esce per sistemare la vetrina con allestimento primaverile e un arcobaleno. La scritta è nota: «Andrà tutto bene».
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