L’INDAGINE
Truffe dell’autosalone. Col commercialista
Arrestati un professionista bustese e una donna incinta. Altri tre complici in fuga

Aprivano autoconcessionare, mettevano in vetrina Porsche e Mercedes, incassavano gli acconti e dopo pochi giorni abbassavano le serrande e sparivano nel nulla.
Uno degli ultimi saloni l’avevano chiamato Guido l’auto, dal nome di uno dei promotori delle truffe, Guido Campos. Ma gli investigatori bergamaschi sono stati più astuti di loro e hanno arrestato tutta la banda.
Il gip Lucia Graziosi ha disposto gli arresti domiciliari per un commercialista cinquantasettenne di Busto Arsizio, zona Sant’Anna e per una fagnanese ventiseienne al settimo mese di gravidanza.
Oltre ai due, le ordinanze hanno colpito altri pregiudicati nomadi, specializzati in questo genere di affari. Alcuni di loro però sono riusciti a sottrarsi alla cattura e dunque sono ricercati ovunque.
A parere degli inquirenti gli indagati avevano creato una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione, al riciclaggio, alla fittizia intestazione di beni e alla frode fiscale, oltre che alla truffa ovviamente. Reati realizzati nell’ambito della compravendita di veicoli, con sedi commerciali aperte con lo scopo precipuo di imbrogliare clienti. Il commercialista bustese aveva il compito di curare tutte le incombenze di carattere amministrativo e contabile disposte dai vertici dell’organizzazione, ossia due fratelli e il loro padre fuggiti all’alba di ieri, mercoledì 24 marzo.
A lui toccava costituire ditte individuali fittizie, creare indirizzi di posta elettronica certificata a nome delle società finte. redigere falsi bilanci di esercizio e di dichiarazioni di intenti per esportatori abituali e di fatture di cessione delle auto.
La giovane fagnanese - che è difesa dall’avvocato Gianluca Fontana - risultava invece intestataria di molti dei mezzi a disposizione della banda di nomadi. Alla ragazza gli inquirenti hanno sequestrato in via preventiva una Porsche Panamera, una Cayenne e un Hummer H3. Anche il commercialista rischia il sequestro di poco meno di 40mila euro. In totale gli indagati devono assicurare alla giustizia circa 300mila euro, ossia il provento della loro attività illecita accertato finora.
L’inchiesta era partita a dicembre del 2019 dalla pioggia di denunce sporte ai carabinieri dagli acquirenti truffati: la stessa macchina veniva venduta a più clienti, tutti lasciavano l’acconto ma non ce n’era uno che portasse a casa almeno una ruota. N
Un fatto analogo era capitato nella stessa zona, solo un anno prima.
Nei prossimi giorni s’inizieranno gli interrogatori di garanzia. E nel frattempo prosegue la caccia ai soci spariti nel nulla.
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