IL CASO
Ricatto hot al prete: romeno a processo
L’accusa è estorsione: spillò 70mila euro per un video porno al sacerdote che è deceduto nel 2018

Ricattò e spillò 70mila euro a un sacerdote che per anni fu vicario parrocchiale a Verghera e che nel 2018 perse la vita: Vasiliu Nicusor andrà a processo davanti al collegio giudicante con l’accusa di estorsione. Lo ha deciso il gup Piera Bossi che davanti agli atti prodotti dalla procura non ha avuto alcun dubbio.
D’altro canto l’arma con cui il rumeno teneva in scacco il prete e che gli consentiva di spennarlo era un video girato durante un rapporto sessuale: «Se non mi dai i soldi consegno il filmato ai giornali», lo minacciava.
E il prelato - che quest’anno avrebbe compiuto ottant’anni - certo non avrebbe voluto finire al centro di uno scandalo, anche perché aveva prestato servizio in varie comunità del territorio e quindi il suo era un volto noto e caro ai fedeli. Per un po’ quindi pagò il silenzio dell’amante. Poi, interrotta la relazione, cercò di sottrarsi alle pretese dell’allora ventottenne, ma il ragazzo contattò un superiore e gli mostrò alcuni frame delle riprese.
A quel punto il religioso decise di denunciare Nicusor, che all’epoca viveva a Vergiate e che a lungo è risultato irreperibile. Difeso dall’avvocato Stefania Gagni è stato rintracciato a Roma durante la pandemia e rinchiuso in carcere per un altro reato. Ora risponde di estorsione aggravata dal danno di rilevante gravità e dall’aver commesso il fatto contro un ministro di culto.
Le indagini dei carabinieri di Gallarate partirono nel 2011 in assoluta riservatezza. Gli inquirenti scoprirono così che il prete conobbe il rumeno a Genova, vicino a un cinema, nel febbraio 2008 e ci fu subito la premessa dell’imputato: «Mi prostituisco».
Tra loro nacque un’amicizia «che è andata approfondendosi nel tempo e durata fino a settembre 2009», ammise il sacerdote agli investigatori.
Il rumeno iniziò a chiedere soldi, facendo leva sulle difficoltà economiche in cui versava anche la sua famiglia. Il prete si recò addirittura in Romania con lui per conoscere i genitori, constatando che in effetti se la passavano davvero male. Iniziò così il mantenimento oltre che la relazione sessuale.
Durante un soggiorno in Liguria i due decisero di filmare le loro performance tra le lenzuola con una videocamera del ventottenne. Da quel momento le pretese di denaro divennero sempre più pressanti e quando il don indugiava, l’amante gli sventolava lo spauracchio di quel video girato a Genova.
Sicché fino al settembre 2009 il prete non si ribellò. L’ultima consegna di denaro avvenne addirittura vicino alla chiesa della parrocchia a cui era assegnato in quel momento. L’allora settantunenne chiese aiuto anche a un amico carabiniere, che si presentò a un incontro-trappola in cui l’imputato fu costretto a cancellare le prove dei loro rapporti. Il ventottenne però nel 2011 si presentò con un amico in un albergo di Alassio dove soggiornava il sacerdote e riuscì a sedurlo ancora una volta. L’amico pavese spuntò in camera all’improvviso, «abbiamo ripreso tutto con una microcamera», rivelarono. «Devi darci 20mila euro sennò diffondiamo tutto».
Ci furono altri rocamboleschi sviluppi ma alla fine l’anziano religioso prese il coraggio di mettere nero su bianco il taglieggiamento a cui era sottoposto. Ma il tempo per vedere trionfare la giustizia terrena purtroppo non l’ha avuto.
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