DA VEDERE
Fernanda Fedi e Gino Gini riflettono su segno e scrittura
I due artisti creano una sensazione di straniamento ed entusiasmo. Il loro è un viaggio nella riflessione, nella creatività e nel significato

Le opere di Fernanda Fedi (1940) e Gino Gini (1939), storici esponenti della scena artistica milanese, sono protagoniste nella doppia personale Segno + scrittura, fino al 15 giugno presso Spazio Heart di Vimercate: un viaggio nella riflessione sul rapporto segno-scrittura, parole-immagine, un dialogo aperto tra parola e forma.
Fernanda Fedi, con l’audace titolo La scrittura è morta. Reinventiamo la nostra scrittura, espone opere degli anni Ottanta: un mondo di segmenti vibranti e tuttavia trattenuti da un gesto consapevole e da ponderati movimenti della mano. Un dipingere che, in equilibrio tra caos e armonia, definisce uno spazio di scrittura-pittura. Una grafia in-fantile che, solcata da geometriche prese di coscienza e lampi d’emozione, impone il solo proprio esistere: espressione di una vicenda umana unica.
Gino Gini, con Nel segno della scrittura, ci racconta la sua ricerca attraverso due tappe: i lavori più recenti, con le serie dei Calendari, delle Home Page e degli Alfabeti, e gli Atlanti del cielo, nati negli anni Novanta. La sua arte è un’osservazione, un archivio, una forma data al pensiero. I suoi segni sono umani, profondamente umani, tracce dell’uomo che guarda, che pensa, che cerca.
In questo viaggio nell’arte, Fernanda Fedi e Gino Gini ci portano a riflettere sul valore della parola, sulla sua relazione con il tempo, sul ritmo quotidiano delle cose. La loro arte è un incontro fertile tra mondi diversi, una traduzione della leggerezza del pensiero in traccia visibile, l’astrazione in immagine, il concetto in segno e colore.
In questo labirinto dell’arte, Fernanda Fedi e Gino Gini ci guidano con la loro arte, un viaggio nella riflessione, nella creatività, nella ricerca del significato. La loro arte è un invito a riflettere sulla nostra ossessione per il presente e sull’incapacità di dare valore al tempo, alla memoria, all’attesa. Le loro opere sono come battiti, scandiscono un ritmo, suggeriscono un ordine, ci chiedono di fermarci, anche solo un istante, ad ascoltare.
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