L’ESCURSIONE
Feste in vetta al Rifugio Monte Barone
L’itinerario parte dalla frazione Le Piane nel Vco, a un’ora da Varese. La vista spazia dal Monviso, al Bernina, fino all’Appennino
Situati spesso oltre i 2.000 metri, d’inverno sulle Alpi non è facile trovare dei rifugi custoditi e raggiungibili da tutti. Dal Varesotto una delle strutture alpine più vicine è il Rifugio Monte Barone, spesso aperto anche nei fine settimana dei mesi più freddi e situato a 1.587 metri, nel Biellese. Precisamente si trova a monte dei ruderi dell’Alpe Ponasca e ai piedi dell’imponente Monte Barone (2.044 m), montagna simbolo della Valsessera, dalla cui sommità si gode di uno stupendo panorama che spazia dal Monviso al Gran Paradiso al Monte Rosa, alle vette delle Alpi Lepontine e Orobie, fino al Bernina e all’Adamello, mentre a sud è visibile l’Appennino Ligure-Piacentino. Il rifugio dispone di 18 posti letto e di servizio ristoro.
Innanzitutto, prima di programmare questa escursione, così come le altre presenti in queste pagine, è necessario valutare la situazione: il pericolo di valanghe (Aineva.it) e la presenza, o meno, di ghiaccio lungo il percorso. In tal senso il Rifugio Monte Barone ha dei profili social sempre aggiornatissimi, mentre i contatti e le altre informazioni si possono ricavare dal sito Caivalsessera.org. Queste accortezze valgono ancor di più per l’eventuale prosecuzione verso il Monte Barone.
L’itinerario parte dalla frazione Le Piane, sopra Coggiola, che, dal Varesotto è raggiungibile in un’ora o poco più, a seconda da dove si parta. Dall’autostrada A26 si deve uscire al casello di Romagnano/Ghemme, dirigendosi verso Serravalle Sesia e quindi verso Crevacuore e Coggiola. Sul navigatore bisogna sincerarsi di aver indicato la località “Le Piane”, sopra Viera, perché esiste anche un’altra frazione di Piane, nel Biellese che, però, si trova da un’altra parte. Oltrepassato il centro abitato di Coggiola (piazza Bartolomeo Sella) si svolta a destra, passando per le borgate di Zuccaro, Viera e Biolla. Arrivati in località “Le Piane” si prosegue fino alla chiesetta e si lascia l’auto in uno slargo dove sono presenti i cartelli segnaletici degli itinerari. Da qui il dislivello fino al rifugio è di 654 metri, per circa 2 ore di percorrenza e una difficoltà E, (Escursionistica). In generale, si richiede quindi un minimo senso di orientamento ed esperienza escursionistica, oltre a un adeguato allenamento. Serve poi idoneo equipaggiamento, con particolare riguardo alle calzature e, d’inverno, ad abiti caldi. Lasciata l’auto si segue inizialmente il sentiero G1, che inizia con un tratto sterrato, attraversando il margine di una pineta arrivando alla Piana del Croso. Da qui si prosegue fino al Rio Cavallero, che si supera per poi salire e raggiungere la Casa della Forestale in Località Ciota (1.233 m), altro punto di ristoro che può essere il punto di arrivo per i meno allenati e dove si mangia divinamente (rifugiolaciota.it). Da questo punto si abbandona il sentiero G1 per proseguire sul G8, risaldendo vari tornanti nel bosco fino a giungere su una cresta senza vegetazione, dalla quale sono visibili il rifugio e il vallone del Rio Ranzola. Passato un traverso si raggiunge la bocchetta La Bura (1.320 m), per per arrivare ai piedi delle scalinate delle Scarpie, dove alcune corde fisse aiutano la salita. Proseguendo sul sentiero si arriva in breve all’Alpe Ponasca, con le sue baite diroccate che anticipano di poco l’arrivo al Rifugio Monte Barone.
Per la discesa, soprattutto d’inverno, si consiglia di scendere dalla stessa via della salita. Anche perché, vista la varietà di paesaggi che si attraversano, non ci si annoierà di sicuro. La raccomandazione è sempre che, d’inverno, la prudenza e la pianificazione devono essere ancora più accurate visto il freddo e le giornate corte.
© Riproduzione Riservata


