SANREMO
«Il Festival più divertente» . Parola di Cosma
Quindici le presenze del varesino in Riviera, ma la gara con gli Elii regala sensazioni uniche. Gli altri progetti del Maestro di Comerio

Stare a Sanremo per lui è come essere “a casa”: Vittorio Cosma è ormai un habitué del Festival, tanto da perdere quasi il conto delle sue presenze («saranno una quindicina o anche di più»), ha tentato di ricordare, in veste multiforme: direttore d’orchestra, protagonista al Dopofestival e anche artista in gara, come nel caso di quest’anno. Cosma è infatti uno degli Elii: stasera, nella puntata dedicata ai duetti con gli ospiti, Elio e le Storie Tese canteranno insieme ai Neri per Caso e sabato 10 saranno di nuovo in gara per la finalissima.
Come stai vivendo Sanremo quest’anno?
«Alla grande, non sento la responsabilità e mi godo al massimo quei tre minuti di esibizione. Non c’è ansia, sono con amici, decisamente è l’edizione più divertente. A Sanremo conosco tutto e tutti, è il mio habitat: l’orchestra, il mondo della produzione, i giornalisti, i migliori bar e posticini dove mangiare. Ci si ritrova una volta all’anno, è una grande famiglia allargata come a Natale».
Tutti parlano dello scioglimento degli Elii, ma poi suonate ancora, tu che dici?
«Allora, è andata così: quando abbiamo fatto la data del Forum di Assago sono arrivate il doppio delle richieste rispetto ai 12.000 posti, ma il Forum non è l’oratorio del paese e il giorno dopo era già prenotato. Quindi per non lasciare scontenti nessuno abbiamo pensato di fare il tour d’addio. E intanto è arrivato l’invito di Baglioni. Ma poi ci rivedremo per cose separate, ci ritroveremo in mille altre situazioni».
Cos’ha di forte “Arrivedorci”?
«È un pezzo articolato e di qualità, non c è bisogno del “ritornellone”. Molto bello armonicamente e melodicamente, mi ricorda grandi classici del rock. Una sorta di grande ballad anni Settanta con un finale operistico».
Com’era andato il tour europeo?
«Ci lavavamo nei bagni dei teatri, alcuni sono belli, ma quelli dei club di Colonia sembravano portarci in un’ambientazione da Trainspotting. Giravamo con un mega-bus e facevamo battaglie coi giochi da tavolo, a vincere eravamo soprattutto io e Faso. Poi russano tutti, io non lo so perché non mi sento».
Tornando a Sanremo, chi altri ti piace?
«Il pezzo di Ron è bello, si sente la componente di Dalla. Max è un interessante cantastorie e anche il brano dei Decibel ha delle qualità».
Dopo Sanremo che fai?
«Continuo con i Gizmodrome, band formata da leggende come Stewart Copeland dei Police, Adrian Belew dei King Crimson e Mark King dei Level 42. Saremo ospiti nel programma “Ossigeno” (in onda dal 15 febbraio in seconda serata su Rai Tre), la trasmissione di Manuel Agnelli, poi debutteremo al Viper Theatre di Firenze il 2 marzo, quindi partiremo per l’Europa e il Giappone».
E con i Deproducers?
«Stiamo scrivendo il nuovo disco, suoneremo il 17 marzo all’Hangar Bicocca. Intanto stiamo lavorando al nuovo capitolo di musica per conferenze scientifiche, stavolta sulla genetica. Ricordando la serata al Sacro Monte, è stata davvero bella. La gente ha voglia di ascoltare la scienza, che può essere spiegata bene e diventare ancora più affascinante».
Quando ti sei appassionato alla scienza?
«Sono un curioso per natura, leggo, vado alle mostre. Sono un laico, amo l’analisi della realtà in modo approfondito, cerco la verità. Adoro i saggi, ora inizio “Homo Deus” che parla di futuro. Sono anche ironico, malinconico e mi commuovo spesso».
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