OLTRE CONFINE
Frontalieri, nuovo record
Sono saliti a 67.900 in Canton Ticino. Aumento di quasi l’8% in un anno

Ormai la soglia dei 70.000 è a un passo. Continua il 2019 da record dei frontalieri in Canton Ticino, vale a dire dei lavoratori pendolari che, dalle zone italiane di confine come il nord del Varesotto, fanno avanti e indietro sulla linea di confine.
Secondo gli ultimi dati comunicati ieri, giovedì 7 novembre, dall’Ufficio federale di statistica del Governo elvetico, i frontalieri attivi professionalmente in Ticino, alla fine del terzo trimestre 2019, erano infatti 67.900. E cioè il 2,7% in più rispetto a tre mesi prima e addirittura il 7,9% in più al confronto con il medesimo periodo del 2018.
Si tratta, tanto per cambiare, di un nuovo massimo storico che è tornato a galoppare, soprattutto in questi ultimi mesi.
Il primo boom di frontalieri avvenne a partire dal 1996, quando in Canton Ticino erano impiegate meno di 30.000 persone rientranti in questa categoria, che salirono oltre i 40.000 nel 2003, oltrepassarono i 50.000 nel 2008 e, complice anche la crisi economica italiana, arrivarono a 65.000 nel 2014.
Dopodiché si sono registrati quattro anni altalenanti, con cifre pressoché stabili. Mentre, ora, si sta assistendo all’inizio di un nuovo esodo, sfiorando il +8% in un solo anno.
La tendenza alla crescita si conferma, anche se in misura molto minore, in tutte le regioni prese in considerazione, se si esclude per il dato trimestrale (ma non annuale) dei confinanti con la Francia.
Nei pressi di Ginevra, in poco meno di vent’anni si è passati da 84.000 a 178.000 frontalieri. Un esodo.
Tornando ai dati attuali, nell’insieme della Confederazione, i dipendenti residenti oltreconfine, a fine settembre erano 325.291, in aumento dello 0,8% da giugno e del 4,2% dal settembre 2018.
Per quanto riguarda i Paesi di provenienza dei frontalieri, quindi, l’incremento più significativo riguarda gli italiani, seguiti dai francesi, mentre sono stabili i tedeschi e in leggera decrescita i pochissimi austriaci.
Le regioni più attraenti, oltre al Ticino, sono quelle del Lemano (120.224, +4,8%) e la Svizzera nord-occidentale (69.715, +0,5%), che comprende la città di Basilea.
Restando però ai confini del Varesotto e prendendo in considerazione due delle zone industriali più vicine ai territori prealpini, i dati sono esemplificativi. Fra il 1996 e oggi, a Stabio e Mendrisio si è passati da occupare 7.300 a 13.500 frontalieri.
Insomma, è come se il Canton Ticino fosse diventato il principale “datore di lavoro” delle aree a nord di Varese dove, invece, in questi dieci anni, l’economia e la creazione di posti di lavoro appetibili, soprattutto in termini di salari, sono rimasti decisamente al palo. Soprattutto se lo si paragona con quanto avviene appena oltre il confine dove, invece, una burocrazia snella e tasse basse hanno creato un mix in grado di trasformare, in pochi decenni, un Cantone prettamente agricolo come il Ticino, in una potenza industriale.
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