LA CITTÀ
Gallarate avrà più abitanti
Le previsioni di crescita contenute nel Pgt. Nel 2030 la popolazione arriverà a quota 59.000

Oggi, secondo i dati Istat aggiornati al 2017, a Gallarate ci sono 53.145 residenti.
La nuova Variante generale al Piano di governo del territorio indica come scenario intermedio che nel 2030 - ovvero tra dodici anni - la popolazione giunga a quota 57.453.
Ma non solo: «L’attuazione delle previsioni insediative consentirà di avere un numero di abitanti teorici pari a 59.492 unità e una dotazione pro capite di aree e servizi di interesse pubblico attorno a 36 metri quadrati per abitante». Ciò è quanto riportato al paragrafo 3 (Previsioni edificatorie) del capitolo 5 (Obiettivi di sviluppo insediativo) del Documento di piano (Dr2) del Pgt che è pubblicato nella sua interezza sul sito della Regione in seguito al rilascio della Valutazione ambientale strategica.
Potenziare la centralità
È dunque una tendenza alla crescita quella messa nero su bianco dagli autori della variante, cioè lo studio Bcg associati di Pavia, secondo le linee indicate dall’assessore Alessandro Petrone (Urbanistica) che ha il principale compito di concretizzare l’idea di città dell’amministrazione Cassani e della maggioranza di centrodestra.
Al capitolo 3, sezione 7, paragrafo 3 (Ambito strategico per potenziare la centralità di Gallarate), del resto, il concetto è chiaro. La modifica al vigente Pgt «evidenzia la necessità di dotare la città di aree per garantire lo sviluppo e il potenziamento del sistema economico, attivando una successiva fase in cui aprire un tavolo con gli enti preposti al fine di valutare la reale ed effettiva fattibilità».
Perché la zona strategica individuata allo scopo resta quella al confine con Busto dove passa la superstrada 336 che porta a Malpensa, c’è l’Hupac, si snodano le infrastrutture ferroviarie, sorge il Casermone, ma è in parte a destinazione agricola e sottoposta al Parco del Ticino.
Semplificazione norme
Questa zona più di altre identifica la posizione baricentrica del territorio comunale all’interno di un sistema urbano di oltre 110mila abitanti nel nord-ovest lombardo. Tuttavia questa come altre ha vincoli che lasciano poco spazio di manovra.
In tale contesto si inserisce il nocciolo filosofico della variante affermato, spiegato e ribadito da Petrone sin dalla primavera scorsa: «C’è un’estrema semplificazione normativa». Proprio per andare incontro alle necessità della popolazione e allo sviluppo ipotizzato. Gli altri palinsesti della modifica urbanistica sono, come si sa, il miglioramento della vita di cittadini e operatori, la rinascita complessiva della città, il rilancio del commercio e delle attività produttive, il ripensamento dei centri storici.
Recuperi e abitazioni
Un obiettivo ambizioso. Che ha come fulcro il recupero delle grandi aree industriali dismesse (sono 13) con i piani di trasformazione al quale si aggiunge quello delle abitazioni vuote e la realizzazione di piani attuativi (sono 9).
Due le particolarità che spiccano in tal senso. La prima: per incentivare la riqualificazione del dismesso, a cominciare dal Casermone di viale Milano, non viene posto limite alla destinazione prevedendo il più ampio mix funzionale (ci sarà spazio pure per il residenziale) in modo da andare incontro ai potenziali investitori.
La seconda: ora le abitazioni occupate sono 17.404 e quelle vuote 2.292, queste ultime quindi potranno soddisfare la crescita demografica assieme a 1.906 nuovi alloggi corrispondenti al fabbisogno di qui al 2030.
© Riproduzione Riservata