LA SENTENZA
Conto in Svizzera, sussidio in Italia: assolta
L’anziana aveva 800mila euro oltre confine, ma per i giudici non c’è danno allo Stato

Per la prima volta in vita sua in un’aula di tribunale, una 81enne si è difesa con successo dall’accusa di percezione indebita di erogazioni ai danni dello Stato.
Già, perché l’anziana gallaratese, che sulla carta risultava poco abbiente, in realtà aveva un capitale di oltre 800mila euro depositato su un conto svizzero, mai dichiarato.
La cifra contestata dagli inquirenti era invece di poco meno di 92mila euro, incassati dal 2004 al 2016: così per lei era stata chiesta una condanna a un anno.
Il tribunale ha però ritenuto che il fatto non sussista e tra quaranta giorni saranno disponibili le motivazioni della sentenza. La ricostruzione della procura non era particolarmente complessa: l’ottantunenne in gioventù aveva lavorato in fabbrica, ma aveva lasciato il posto prima di aver maturato i requisiti per l’età pensionabile. Lo fece perché la madre aveva bisogno di assistenza e lei decise di accudirla personalmente. Non avendo quindi una disponibilità economica così ampia riuscì nel 2004 a conseguire un assegno sociale dall’Inps e un fondo di sostegno per l’affitto erogato dal Comune, che a processo si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Francesca Giamporcaro. Ciò che a quanto pare l’anziana non ricordava era un’eredità del 2002 lasciata da un lontano parente che viveva in Svizzera: un terreno di cui lei si disinteressò e che un notaio elvetico le mise in vendita, facendole guadagnare oltre 800mila euro, poi versati su un conto di Lugano. Sbadataggine o astuzia? Non si sa. Di certo la memoria le tornò qualche anno dopo, quando decise di riportare il capitale in Italia approfittando dello scudo fiscale.
A quel punto all’Agenzia delle entrate saltò all’occhio la sua posizione anomala e la segnalò all’autorità competente. La vicenda finì sul tavolo della Procura che arrivò alla conclusione che la nonnina avesse avuto delle «amnesie tattiche». In realtà la gallaratese non si era mai adagiata nel lusso sfrenato e nello sfarzo. Nessuno - a quanto pare - l’ha mai vista ostentare ricchezze o spendere in futilità. Ora si tratterà di capire se il collegio l’abbia assolta perché non c’è prova che la nonnina volesse truffare gli enti pubblici nascondendo al fisco il patrimonio estero o se invece i beni che l’imputata aveva in Svizzera non producessero reddito.
A proposito di denaro italiano in Svizzera, va ricordato che appena due mesi fa una ricerca di banca Generali ha evidenziato come imprenditori e ceto medio portino sempre più oltreconfine - legalmente - il denaro che vogliono fare fruttare.
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