LA CRISI
«Così non lavoriamo più»
La protesta della giostraia del Centro Laghi: 16mila euro di plateatico, prezzo quintuplicato. «E già siamo passati da 50 attrazioni a sei»

«Con questo plateatico noi non riusciamo più a lavorare». È sconsolata. Anzi, è molto arrabbiata Anna Colombo, rappresentante della famiglia che da settant’anni gestisce le giostre a Gallarate e che, già in un clima economico tutt’altro che prospero, qui ha aggiunto un’aggravante non da poco.
Da quando il Comune ha quintuplicato le tariffe per l’utilizzo del suolo pubblico per gli spettacoli viaggianti, si trova davanti a un bivio: combattere o abbandonare il campo.
QUINTUPLICATE LE TARIFFE
«Per noi diventa impossibile dover sborsare 16mila euro, tanti ce ne vogliono per i quaranta giorni in cui siamo qui nel periodo dei Morti». Tutto ciò in seguito alla manovra economica approvata dal Comune secondo la quale l’occupazione dello spiazzo davanti al centro commerciale dei Laghi a Cajello costa 400 euro al giorno, rispetto agli 80 dello scorso anno. Un incremento delle tariffe dettato da una precisa volontà politica, quella di porre un argine all’attività circense con animali. Ma le giostre che c’entrano?
DA CINQUANTA A SEI ATTRAZIONI
«Abbiamo scritto al sindaco Andrea Cassani ma non ci ha risposto. Abbiamo provato a contattare anche l’assessore Claudia Mazzetti ma non siamo venuti a capo di nulla. Noi chiediamo solo di lavorare a prezzi ragionevoli. Con queste tariffe è impossibile». Eppure Anna Colombo ricorda che ha sempre operato bene su Gallarate. «Prima ci mettevamo in un’area privata di via Ferrario. Poi, quando, hanno costruito su quel terreno, ci siamo spostati al Centro Laghi. Dalle cinquanta attrazioni che avevamo all’inizio, siamo passati a sei. Non diamo fastidio a nessuno, abbiamo l’autoscontro, il calcinculo e le giostrine per i più piccoli. Ci siamo sempre comportati bene con la città, ma mettere queste tariffe significa dirci: “Non venite più qua”».
CIFRE SPROPOSITATE
I giostrai chiedono l’abbassamento del prezzo per l’utilizzo del suolo pubblico o, se ciò non può essere possibile dal punto di vista tecnico, almeno la predisposizione di agevolazioni per chi lavora a favore della città, «con un divertimento che non è mai passato di moda». Anna Colombo fa il paragone con altri Comuni dove le cose vanno in maniera diversa: «A Borgo Ticino spendiamo in totale 230 euro al mese. A Marano 170 per venti giorni. A Bogogno ci chiamano loro per ravvivare il paese. Qui, invece, siamo di fronte a cifre spropositate».
SPERANZA DI UN RAVVEDIMENTO
Nel frattempo, comunque, i giostrai hanno già fatto domanda per il tradizionale periodo di ottobre/novembre del 2020. «La presentiamo sempre con un anno d’anticipo». Sperano in un ravvedimento e confidano nella volontà di questa amministrazione di preservare e, se possibile aiutare, le attività che lavorano sul territorio. «È una questione di rispetto», va ripetendo Anna Colombo. Chissà se l’ascolteranno.
© Riproduzione Riservata