SANT’ANTONIO ABATE
Devastò il pronto soccorso: patteggia
Pena di dieci mesi per il clochard protagonista della notte di terrore del 2 febbraio scorso

«Adesso meno anche voi, sbirri di merda, ammazzo tutti» e mentre urlava come un ossesso prendeva a sprangate la reception del pronto soccorso. Luigi Lamanna la sera del 2 febbraio seminò il panico al Sant’Antonio Abate. Era una furia, minacciava i sanitari, inveiva. Alzò pure le mani addosso ai carabinieri che intervennero per calmarlo.
Ieri pomeriggio in aula era invece un angioletto, gentile ed educato con il giudice Cristina Ceffa: difeso dall’avvocato Gianluigi Fontana, il quarantasettenne ha patteggiato una pena di dieci mesi concordata con il pubblico ministero Laura Martello. E prima di andarsene ha pure ringraziato. Altro che l’impetuoso senza tetto che due mesi fa dette filo da torcere a tutti. «Io do fuoco a questo ospedale, tutta questa storia è anche colpa vostra che siete in combutta con i magistrati, vado dal magistrato, dall’ispettore e dal capitano e vi faccio vedere cosa combino», sbraitava menando mazzate a pareti e arredi. La ricostruzione dei fatti fu subito chiara: Lamanna si presentò in pronto soccorso alle 22.12 accusando un forte dolore ai piedi, che comunque pativa da due mesi. Si è visto assegnare un codice bianco. Stanco di attendere, a un certo punto si è allontanato. Alle 2, la scheda è stata chiusa con la frase “non risponde alla chiamata”. Alle 4.10 si è ripresentato. Invitato ad attendere il turno, si è allontanato ed è tornato più volte. Alle 6, mentre il medico era alle prese con un codice giallo, Lamanna ha preso di mira il triage, dando in escandescenze, minacciando e danneggiando fino all’arresto. Ieri la sentenza per quella notte di follia.
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