IL CASO
Gallarate, i sinti non se ne vanno
Già superate le 48 ore sono ancora al campo. Le famiglie valutano il ricorso contro l’ordinanza di sgombero

In fondo a via Lazzaretto, oltre il fossato e i blocchi in cemento, le tre famiglie di sinti irriducibili sono ancora lì: accampate con le loro roulotte nell’area comunale dalla quale nel 2018 erano state cacciate a forza. Mercoledì nel tardo pomeriggio è scaduto il termine di 48 ore previsto dall’ordinanza di sgombero recapitata lunedì. Tuttavia, almeno per il momento, l’amministrazione comunale non ha proceduto a inviare polizia locale, carabinieri e polizia di Stato come all’epoca.
L’intervento dovrebbe essere questione di giorni. Nel frattempo, aggirato l’ostacolo venerdì scorso passando da un terreno privato, dopo mesi trascorsi ai bordi di via Lazzaretto spostandosi periodicamente per evitare di fermarsi in un punto oltre il consentito, le famiglie di Giuliano Casagrande, Vitaliano Casagrande (capostipite dei sinti gallaratesi e unico componente del suo nucleo familiare) e Pino Saccone — in tutto una quindicina di persona, delle quali cinque adulte — si sono affidate a un avvocato. Stanno valutando il ricorso contro l’ordinanza che impone loro di liberare il campo e che, di fatto, hanno contravvenuto superando il termine senza spostarsi.
Il motivo che li ha spinti a tornare in quell’area, che è di proprietà comunale, sta nella possibilità di allacciarsi alla rete idrica e alla fognatura. Infatti, la loro prima azione è stata allacciarsi.
Il ritorno al campo di via Lazzaretto, dopo il grande sgombero del novembre 2018 (all’epoca le famiglie erano 20 e le persone coinvolte oltre cento), segnala che il problema è ancora aperto. O quanto meno, non si è completamente risolto con la cacciata voluta dal sindaco Andrea Cassani. Tre anni fa le forze dell’ordine utilizzate, gli spostamenti e le demolizioni delle case mobili, il soggiorno in hotel per un mese a Somma Lombardo di 80 sinti a carico del Comune, insomma l’operazione complessiva costò decine di migliaia di euro. Cifre ufficiali non ci sono mai state. Ma dall’opposizione si segnala che la spesa superò i 200mila euro. Inevitabile, quindi, che il tema diventi centrale in questa campagna elettorale.
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