LA SENTENZA
Gallarate, influencer condannata anche in Appello
Tre anni e quattro mesi a Cristina Bertevello per il pestaggio nel bosco di due anni fa

«In questa bruttissima storia credo che la verità processuale a cui è pervenuto il primo giudice sia inoppugnabile».
In questi termini si era espressa nella scorsa udienza il sostituto procuratore generale di Milano Simonetta Bellaviti chiedendo la conferma integrale della sentenza di condanna emessa dal gup del Tribunale di Busto Arsizio Stefano Colombo nel processo con rito abbreviato carico di sette giovani coinvolti in una violenta faida, con la droga sullo sfondo, tra cui anche Cristina Bertevello, ventiseienne influencer, star di Instagram, all’epoca dei fatti (e, cioè, nel novembre del 2019) di base a Gallarate e fidanzata di Omar Ampolo, produttore trapper della zona che, per la stessa vicenda, ha già patteggiato tre anni e sette mesi nel maggio di due anni fa.
Questa mattina, martedì 7 marzo, a un mese di distanza dalla requisitoria, i giudici della terza Corte d’Appello di Milano (presidente Renata Peragallo), le hanno dato ragione. Risultato: conferma del verdetto di primo grado. Entro un mese saranno depositare le motivazioni alla base della decisione che, a tutti gli effetti, ha fatto tabula rasa delle articolate argomentazioni sostenute dal folto parterre di difensori composto dagli avvocati Stefano Bettinelli, Elio Giannangeli, Ermanno Talamone, Lara Paladino, Marco Ravagnani e Andrea Mingione.La condanna più pesante è toccata al ventisettenne di Brenta Daniele Del Monte che rispondeva di rapina e minaccia aggravata e porto abusivo d’arma; stessa pena inflitta al suo guardaspalle, il mozzatese Mehdi Finocchiaro, 21 anni, accusato di lesioni e concorso in estorsione. Tre anni e quattro mesi è stata invece la punizione inflitta alla ventiseienne di origini trevigiane Bertevello e per altri tre venticinquenni finiti sotto processo, vale a dire il marocchino di Gallarate Mohamed El Kassouar e il carnaghese Samuel Monguzzi e il tunisino di Gallarate Silmane Kallala. I quattro hanno condiviso la stessa imputazione: concorso in estorsione. Quattro mesi per favoreggiamento è invece stata la pena nei confronti del legnanese Parsifal Xotta, 25 anni, ritenuto colpevole di favoreggiamento personale. All’origine della vicenda, caratterizzata da «atteggiamenti intimidatori, violenti e prevaricatori tipici del cinema di Tarantino» per citare le motivazioni del primo giudice, i rapporti descritti come burrascosi tra Ampolo e Del Monte.
Con il primo che a metà di novembre di cinque anni fa denunciò il rivale per essere stato rapinato di un iPhone mentre si trovava a casa di un amico a Gallarate. Lo stesso Ampolo aveva raccontato ai carabinieri che due sere prime era stato a casa di Del Monte e questo lo aveva accusato di avergli rubato il portafoglio con duemila euro e, per questo, gli aveva puntato addosso una pistola. Non contento Ampolo si sarebbe vendicato estorcendo quasi 800 euro a un amico ritenuto colpevole di averlo tradito, dandolo in pasto a Del Monte, e per raggiungere lo scopo, assieme a Finocchiaro, lo aveva legato con delle fascette a un albero in una zona boschiva di Cardano al Campo e poi lo aveva colpito con un manganello di legno. Per la cronaca, la fidanzata influencer avrebbe atteso in macchina il fidanzato con altri tre ragazzi mentre Ampolo pestava “l’infame”.
«Valuterò se ci sono margini per impugnare in Cassazione» ha commentato a caldo l’avvocato Stefano Bettinelli, difensore di Cristina Bertevello. «A prescindere che puntavo all’assoluzione, non solo trovo la pena ingiusta, ma anche discutibile che non si sia fatta nessuna distinzione tra le posizioni dei vari imputati».
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