A FIERAMILANO CITY
Mensa dei poveri, rinvio su Cassani
Slitta la memoria difensiva del sindaco, decisione l’8 o il 15 luglio. La procura chiede il rinvio a giudizio

Il trio dei magistrati della Direzione Distrettuale diventa duo (il pm Adriano Scudieri è andato a Torino alla Procura Europea), ma per i circa 60 imputati coinvolti nell’udienza preliminare davanti al gip milanese Natalia Imarisio legata al procedimento Mensa dei Poveri poco cambia.
Ieri, al termine del loro intervento nella maxi aula ricavata nei padiglioni di Fiera Milano City, hanno chiesto che tutti siano mandati a processo. A detta dei pm Silvia Bonardi e Luigi Furno sul rinvio a giudizio c’è ben poco da discutere. D’altronde, come hanno evidenziato, il loro impianto accusatorio ha già retto al giudizio, nell’ordine, di un gip, del Tribunale del Riesame e della Cassazione. Di più, le ipotesi di reato formalizzate sono state corroborate dalle centinaia di pagine di verbali contenenti le dichiarazioni dei due imputati chiave che hanno collaborato dopo gli arresti del 7 maggio di due anni fa come l’imprenditore dei rifiuti Daniele D’Alfonso (coinvolto nel filone milanese dell’inchiesta), a cui è contestata l’aggravante di avere con i propri reati agevolato l’organizzazione mafiosa di un clan di ’ndrangheta, e l’ex plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese Nino Caianiello.
Parlando di Caianiello, la cui posizione sarà trattata a parte in quanto ha chiesto di patteggiare assieme ad altri 23 imputati, il pm Furno ha posto l’accento sul suo ruolo di «pubblico funzionario di fatto». Secondo la Procura, sarebbe stato il vero e unico manovratore di ampi e rilevantissimi settori di amministrazione pubblica nell’intera provincia di Varese e, in misura meno pervasiva, in Regione Lombardia, tra tangenti, finanziamenti illeciti, appalti e nomine pilotate. Da qui la contestazione di amministratore pubblico di fatto capace di «eterodeterminare» le scelte di pubblici funzionari come l’ex assessore all’Urbanistica di Gallarate Alessandro Petrone o di amministratori con posizioni apicali di società a partecipazione pubblica come sono stati Alberto Bilardo o Laura Bordonaro, per citare tre imputati anch’essi intenzionati a patteggiare.
Peraltro, il pm Furno ha affrontato anche la posizione del sindaco leghista di Gallarate Andrea Cassani. Parlando a proposito della turbativa d’asta per la presunta nomina pilotata di due legali che avevano ricevuto dall’amministrazione di centrodestra l’incarico di mettere a punto un parere legale sulla azione di responsabilità intentata dall’ex giunta Guenzani contro gli ex amministratori di Amsc, il sindaco non si sarebbe attenuto alle procedure di trasparenza tipiche di quella procedura. L’avvocato Cesare Cicorella, difensore di Cassani, potrà replicare solo alla prossima udienza, fissata per l’8 luglio: «Inizierò alle 10.30 e, stando a quello che è accaduto finora, alle 10.35 avrò già finito - si è lamentato - capisco che si sia di fronte a un processo impegnativo e con tantissimi imputati, ma così facendo, invitando a depositare memorie difensive e a fare interventi limitati a cinque minuti d’orologio, si finisce per comprimere il diritto di difesa».
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